si fa presto a dire " evoluzione " !
Chi sono gli antievoluzionisti italiani
Abbiamo fatto due chiacchiere con il leader del comitato antievoluzionista italiano, che combatte ogni giorno contro la teoria di Darwin.
Di Giulia Trincardi
L'evoluzionismo—ovvero la teoria secondo cui, dalla sua comparsa sulla Terra, la vita si sarebbe evoluta in modo progressivo da cellula primordiale a organismo complesso—è uno dei pilastri della biologia moderna e trova le sue origini nelle osservazioni e riflessioni effettuate da Charles Darwin oltre un secolo e mezzo fa.
Per la maggior parte delle persone, l'evoluzione della specie è una materia relativamente scontata che si studia a scuola e i cui passaggi fondamentali sono spesso ridotti a una sorta di filastrocca—brodo primordiale, pesci, dinosauri, meteorite (ops), roditori, mammiferi, scimmie, uomo. La sua teorizzazione è però—ovviamente—molto più complessa di così e sicuramente più controversa; per capirlo, basta dare un'occhiata al più recente 'albero della vita' pubblicato poche settimane fa sul journal Nature Microbiology.
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Ciò che non tutti sanno, però, è che oltre ad essere oggetto di dibattito in campo scientifico ed essere osteggiata dalle principali correnti religiose—che attribuiscono l'origine della vita alla Creazione divina—, la teoria formulata da Darwin è contestata anche da un movimento detto "antievoluzionista." Gli antievoluzionisti non sono creazionisti ma, di base, si contrappongono a tutte le altre scuole di pensiero accusandole di non disporre di prove scientifiche delle loro teorie.
Mentre lo scontro tra evoluzionisti e creazionisti è diventato il simbolo della faida tra pensiero scientifico e fede, insomma, ironia vuole che l'antievoluzionismo critichi il darwinismo proprio per una mancanza di prove scientifiche, attribuendo ai suoi sostenitori lo stesso tipo di "devozione" e "salto di fede" generalmente associato al creazionismo.
Quali sono le prove che mancano a questa teoria, effettivamente? Dobbiamo forse rivedere il concetto stesso di "scientifico"? Nella mia esperienza, l'evoluzionismo è—come tutte le teorie scientifiche—un pensiero in costante riforma; se il pensiero scientifico si basa prima di tutto sulla confutazione di sé stesso, ci sono pochi argomenti su cui gli scienziati battibeccano tanto quanto sull'origine della specie. Ogni volta che esce una nuova teoria sull''homo naledi' o sulle stringhe di RNA nel brodo primordiale, le voci discordanti non mancano mai. È forse tutta una bugia e l'intera cornice di pensiero su cui abbiamo basato scienze come la genetica, la biologia e la medicina moderna è fallace?
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In Italia, l'insegnamento dell'evoluzionismo è stato al centro di una polemica infuocata tra il 2004 e il 2005 quando l'allora ministro dell'istruzione Letizia Moratti aveva lasciato intendere di voler rimuovere l'argomento dal percorso didattico obbligatorio. A detta del ministro, la riforma non era atta a una censura della teoria, quanto al voler garantire una pluralità di punti di vista agli studenti—lasciando la giurisdizione dell'argomento in mano agli insegnanti. In seguito a un appello a dir poco accorato della comunità scientifica, il ministro Moratti è tornata rapidamente sui suoi passi, inserendo di nuovo la teoria nei contenuti didattici garantiti dalla scuola primaria a quella superiore. L'anno prima, l'organizzazione Alleanza Studentesca aveva indetta una settimana dedicata all'antievoluzionismo, evento che aveva ottenuto il supporto di alcuni movimenti della destra estrema come Forza Nuova.
"Coloro che sono antievoluzionisti ritengono il neodarwinismo non capace di dare una spiegazione scientifica sulla nostra origine."
Per capire qualcosa in più, ho deciso di contattare il Comitato Antievoluzionista—nato nel 2003 proprio dalle vestigia di Alleanza Studentesca—e ho espresso i miei dubbi a Fabrizio Fratus, divulgatore ed esponente dell'antievoluzionismo in Italia; abbiamo parlato di creazionismo, dei legami tra darwinismo e razzismo e persino della "teoria gender".
MOTHERBOARD: Si dichiara anti-evoluzionista. Questo fa di lei necessariamente un creazionista?
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Fabrizio Fratus: La mia formazione è nel campo della sociologia, dopo la laurea ho iniziato a lavorare nel mondo della cooperazione internazionale—Dal 2002 ho iniziato la battaglia culturale contro la teoria di Darwin (TdD), oggi neodarwinismo, divenendo così un referente del movimento anti-evoluzionista. Coloro che sono antievoluzionisti ritengono il neodarwinismo non capace di dare una spiegazione scientifica sulla nostra origine, in sostanza siamo convinti che la TdD sia una ideologia, o ancora meglio una religione, sicuramente non è scienza. Il creazionista è certamente antievoluzionista e in più ha una fede per cui lo porta ad analizzare e interpretare tutti i dati oggettivi della ricerca scientifica in relazione alla Genesi. In sostanza, quindi, un antievoluzionista può essere anche ateo.
Qual è la situazione dell'anti-evoluzionismo in Italia, oggi e come è organizzata la comunità che ne sottoscrive i principi?
Il movimento antievoluzionista è in crescita nell'ambito degli studiosi ed è, in questo momento, fermo sotto l'aspetto dell'azione. La realtà è che la cultura in Italia è bloccata ed è gestita da una lobby. Faccio un esempio avvenuto nel 2012: la lobby degli evoluzionisti non hanno permesso la venuta in Italia del prof. Lonnig, capo ricercatore al Max Planck Institute di Francoforte. Il professore fu invitato dall'università di Bergamo per un confronto sulla TdD ma venne fatto saltare tutto nel momento stesso in cui si scoprì la posizione del professore. E cosa dire del fatto che l'ateo più importante al mondo del '900, Antony Flew, convertitosi nel 2004 al teismo non sia citato da nessuna parte in Italia? Faccio presente che prima della sua conversione al teismo era sempre citato come illustre personalità accademica.
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E come non citare J. Sanford, genetista di fama mondiale, ateo e evoluzionista che, studiando il genoma umano, è divenuto creazionista? Il suo libro sul DNA ha dimostrato l'inesistenza dell'evoluzione e che al contrario il nostro DNA si sta degenerando, cioè perdendo informazione genetica.
Durante un suo intervento, la critica più forte che avanza al darwinismo è che non sia effettivamente "scientifico" ma che manchi di prove concrete a suo sostegno. Cosa intende per prove concrete?
Una teoria scientifica deve essere falsificabile. Con il neodarwinismo non è possibile, quindi non è scienza. Inoltre tutte le predizioni della teoria non si sono verificate, anzi, sono state confutate. La cellula è tutt'altro che altro che essere semplice, è talmente complessa che la sua origine non ha spiegazione. Mancano i famosi fossili di transizione tra una specie e un'altra. Insomma, di fatti scientificamente validi a sostegno di quanto scrisse Darwin non ve ne sono. Basta leggere le dichiarazioni degli stessi evoluzionisti per averne dimostrazione.
La più chiara è sicuramente quella del genetista di Harvard Richard Lewontin, "Noi difendiamo la scienza nonostante l'evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni e la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie, […] Perché abbiamo un impegno materialista aprioristico, […] Non è che i metodi e le istituzioni della scienza ci obbligano ad accettare una spiegazione materialista dei fenomeni, ma al contrario, siamo costretti dalla nostra adesione aprioristica alle cause materiali… Questo materialismo è assoluto, perché non possiamo permettere l'accesso a Dio."
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Ecco quanto è valida scientificamente la teoria di Darwin. Ma prendiamo anche un altro importante scienziato evoluzionista, colui che è stato importantissimo nel processo contro l'insegnamento dell'Intelligent Design nelle scuole americane, ovvero il prof. di filosofia e zoologia M. Ruse: "L'evoluzione viene promossa dai suoi praticanti come più che solo scienza. L'evoluzione viene promulgata come una ideologia, una religione secolare—una completa alternativa al cristianesimo, con significato e moralità. Sono un evoluzionista fervente ed ex-cristiano, ma devo ammettere […] che chi si attiene alla lettera ha assolutamente ragione. L'evoluzione è una religione". Sono gli evoluzionisti che devono dimostrare di avere delle prove, [..] E come si è appena accennato, sono i primi a sapere di non averle."
"Con Darwin prese piede il pensiero degli ideali borghesi e di ricerca di fondamenti per il loro modello di sviluppo—L'idea di progresso implicava la convinzione della superiorità dell'uomo 'civile' rispetto all'uomo 'selvaggio'."
Lei dice che le specie, nella storia, sono sempre comparse e scomparse restando uguali a loro stesse, non evolvendosi. Esclude anche parentele tra animali? Il fatto che, per esempio, il patrimonio genetico umano sia al 97% uguale a quello dell'orango, è prova secondo lei di almeno una parentela tra specie?
Prima questione da affrontare: cosa si intende per parentela? Gli ultimi studi dicono che è al 94%, la parentela con l'orango, ma ci si dimentica di dire che abbiamo il 90% dei geni in comune con i coralli marini, il 95% sono simili con la fragola, il 97% con il ratto. Vado avanti? Non credo serva. Il riduzionismo scientifico credo stia portando a errori grossolani. Io faccio sempre un esempio nei miei convegni. Prendiamo il DNA, ogni specie vivente ne è dotato. Per gli evoluzionisti è una prova a sostegno della loro idea, per i creazionisti è una tesi a favore di Dio vista l'iper-complessità. La realtà è che il DNA esiste ed è un fatto e che evoluzionisti e creazionisti interpretano in relazione alla loro fede di appartenenza: materialista gli evoluzionisti, trascendentale i creazionisti!
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Nei suoi interventi collega il darwinismo al colonialismo, qual è la sua tesi in merito?
Non è la mia tesi, ma un fatto. Con Darwin prese piede il pensiero degli ideali borghesi e di ricerca di fondamenti per il loro modello di sviluppo. L'idea di progresso implicava la convinzione della superiorità dell'uomo "civile" rispetto all'uomo "selvaggio": l'uomo evolvendosi produceva una società più evoluta e quindi aveva il "diritto" di sottomettere le civiltà ritenute inferiori.
Tale pensiero ipotizzava che lo sviluppo di ogni società umana avvenisse secondo un unico modello e che non era possibile che esistesse un processo storico discontinuo e differenziato. Ciò che in realtà si osserva nel campo storico è che il progresso non è necessario e tantomeno continuo, la storia procede a salti e poche volte è cumulativa. Se in alcune società accadeva qualcosa, in altre il nulla era la normalità. Ogni società che si "sposta" verso la nostra ci sembra attiva e progredita, mentre quelle che divergono dal nostro modello ci sembrano involute o stazionarie. Ancora oggi avviene questo processo che provoca guerre.
"CAPITALISM IS SOCIAL DARWINISM," VIA FLICKR
A questo proposito, il darwinismo nasce in un determinato periodo storico. Crede che l'evoluzionismo oggi sia ancora incline a un pensiero razzista? Perché?
La TdD è la base del razzismo: uno degli scopritori del DNA, il premio Nobel James Watson evoluzionista nel 2007 ha dichiarato al Sunday Times che i neri "non sono intelligenti come i bianchi"; comunque basta leggere il testo originale per comprendere cosa pensava Charles Darwin sulle razze e le donne.
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Nel suo intervento, nomina anche la 'teoria gender'. A suo avviso il pensiero evoluzionista è in qualche modo responsabile di una società più progressista?
Assolutamente si, la teoria di Darwin parte da una logica per cui tutto è variabile, tutto è progresso (come spiega Herbert Spencer) e quindi tutto è relativo. La 'teoria gender parte' da questo presupposto. All'origine parlavano di monosesso, cioè che l'evoluzione avrebbe portato a una specie basata su un unico sesso, ora sono un po' confusi e parlano di non sesso, di scelta… non si sa bene. Ma resta un fatto, perché la scienza, quella vera, è verificabile e falsificabile: uomo e donna sono definiti con i cromosomi ecco come capire subito a quale sesso si appartiene.
Infine, invita il suo pubblico a pensare "fuori dagli schemi", dove, da quel che dice, gli schemi corrispondono al pensiero dominante evoluzionista. Non crede che il creazionismo—teoria ovviamente più antica del darwinismo—possa essere a sua volta considerato uno schema imposto?
I creazionisti sono onesti e senza nessun problema dicono: "il nostro è un atto di fede". Gli evoluzionisti no, fanno passare tutto come un fatto scientifico, lo impongono sui libri di testo con falsi come Lucy (è solo una scimmia), con l'esperimento di Miller per la creazione della vita (Spallanzani ha dimostrato che la vita nasce solo da altra vita, ma sui libri non lo troviamo), con la teoria della ricapitolazione (definita la più grande frode scientifica). La teoria di Darwin è una grande favola al servizio del modello politico ideologico dominante che si basa sul materialismo. I fatti non sostengono nulla di realmente dimostrabile a sostegno della teoria.
***
Come ho esposto allo stesso Fratus in sede di intervista, il mio punto di vista è considerevolmente diverso dal suo. La cosa che mi colpisce di più del confronto con la teoria antievoluzionista è il fatto che critichi il darwinismo per la matrice materialista di cui è infuso. Il pensiero materialista è indubbiamente criticabile, per quanto, forse, più da un punto di vista filosofico e politico che meramente scientifico o, meglio, proprio perché tende a escludere un discorso culturale dall'analisi sull'esistenza. Eppure, dalle parole di Fratus, ho l'impressione che, in qualche modo, il suo discorso sorrida a sua volta a una semplificazione materialista della natura umana, o, forse, riduzionista.
Confrontarmi con il pensiero antievoluzionista ha aperto una specie di baratro semantico nel mio cervello. Ma immagino che questo, se non altro, resti il bello di ogni dibattito.
Indice approfondimenti scientifici .
1° Il mito dell'evoluzionismo in frantumi !
2 ° Nuove scoperte minacciano l’ingannevole teoria di Darwing
3° La selezione naturale e le mutazioni genetiche ,possono causare il formarsi di nuove specie ?
4° Le leggi fisiche al servizio della vita !
5° Metodi di datazione inaffidabili !
6° Oltre 100 scienziati contro Darwin
1° Il mito dell'evoluzionismo in frantumi !
di Paolo Zanotto
"Per il suo sfruttamento marxista, antitradizionale e pseudomistico, la teoria moderna sull'evoluzione delle specie si rivela come la Grande Frode. Mai prima una tesi di così dubbia scientificità era stata scelta come base indiscussa di importanti decisioni spirituali, e c'è da chiedersi se la scimmia non sia stata promossa ad antenato dell'uomo affinché l'uomo potesse essere sostituito a Dio": TITUS BURCKHARDT, Scienza moderna e saggezza tradizionale, Borla editore, Torino 1968, cap. 3, p. 86.
"È necessaria una crociata di virilità e di purezza che arresti e annulli il selvaggio lavoro di quanti credono che l'uomo sia una bestia. - E questa crociata è opera vostra": JOSEMARÍA ESCRIVÁ, Cammino, Edizioni Ares, Milano 2002, punto n. 121, p. 70.
Nel novembre del 1859 il celebre naturalista inglese Charles Robert Darwin (1809-1882) pubblicava a Londra The Origins of the Species by Means of Natural Selection, ovvero L'origine delle specie per selezione naturale, opera nella quale esponeva per la prima volta la propria teoria sull'evoluzione. In base ad essa, le specie si sarebbero trasformate progressivamente nel corso delle ere, soprattutto nell'intento di adattarsi ai cambiamenti del proprio ambiente naturale ed evitare, così, il rischio di estinzione. Ma la scottante questione sull'origine animale dell'uomo non veniva affrontata. Tuttavia, nel 1868 seguiva La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico; nel 1871 sarebbe uscita un'altra opera, intitolata La discendenza dell'uomo e la selezione sessuale, in cui Darwin indicava l'Africa quale culla dell'umanità, preconizzando inoltre lo sterminio delle "razze selvagge della Terra" da parte delle "razze umane civilizzate". Infine, l'ultimo lavoro notevole del positivista inglese fu il libro su L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, apparso nel 1872.
L''agnostico' Darwin (tanto amato da Karl Marx proprio perché aveva inferto a Dio "un colpo mortale") poneva, in tal modo, le fondamenta per affrancare dalla natura divina la nascita di tutte le creature viventi, proponendo una tesi 'casuale', costituita dall'intervento di mutevoli condizioni climatiche, di habitat e di relativi bisogni crescenti, i quali avrebbero condizionato quelle specie viventi che si sarebbero dimostrate capaci di mutare insieme a tali elementi e, quindi, di vincere la lotta per la sopravvivenza. L'oscuro naturalista di Down portava a termine, in tal modo, il compito che gli era stato assegnato. Così, almeno, afferma Giuseppe Sermonti, icona dell''anti-evoluzionismo scientifico' e - più in generale - della riflessione critica sulla scienza moderna fin da quando, nel 1971, pubblicò per l'editore Rusconi il saggio controcorrente intitolato Il crepuscolo dello scientismo. Stando infatti al resoconto del noto genetista, alcuni personaggi avrebbero precedentemente ingaggiato Darwin con lo scopo di elaborare una teoria materialista sull'origine della vita, assicurandogli notevole fama ed un rapido successo editoriale. Si sarebbe trattato di individui che agivano per conto di un fantomatico Club X, costituitosi ufficialmente a Londra nel 1864. Tale associazione pare fosse solita riunirsi prima dei meetings della Royal Society per discutere gli indirizzi politico-culturali e mediatici che avrebbe dovuto imboccare la società inglese. La prima edizione de L'origine delle specie si esaurì in un solo giorno. Dopo un iniziale scherno piuttosto generalizzato da parte dell'opinione pubblica, in soli dieci anni Darwin si aggiudicò il consenso dell'ortodossia scientifica del tempo: il Club X aveva raggiunto il proprio obiettivo e mantenuto le sue promesse.
I turbamenti di un naturalista
Per secoli, o millenni, nessuno aveva mai notato quelle prove schiaccianti, anche se teoricamente le aveva proprio lì: sotto agli occhi. Poi, d'un tratto, tutte quelle 'verità segrete' vennero finalmente 'esposte in evidenza', e dalla zolla sarebbero emerse le risposte che da tempo si attendevano. Sono, cioè, venuti alla luce i resti di una realtà ancestrale per troppo tempo occultata e rimossa mentalmente. Le prove su cui tali riletture della storia umana si fondavano sono, peraltro, alcuni resti fossili che avrebbero costituito gli anelli di congiunzione di una catena virtuale, la quale avrebbe condotto in linea retta dagli esemplari più primitivi del genere dei Primati fino all'uomo.
Vano il domandarsi perché - se tali teorie fossero realmente attendibili - a parità di latitudine, condizioni climatiche ed ambientali, e via discorrendo, è possibile trovare 'evoluti' esemplari di Homo sapiens sapiens accanto a babbuini e scimpanzé, ma in circolazione non s'incontra un Australopiteco neppure a pagarlo oro. Come è stato autorevolmente osservato, l'estrema rarità delle forme intermedie, anche nella documentazione fossile, continua a rivestire una sorta di 'segreto di casta' della Paleontologia. Inutile cercare la ragione dell'estinzione degli esemplari delle fasi intermedie; superfluo più che altro, giacché l'incontestabilità del dogma darwinista è contenuta in quei pochissimi resti fossili a cui si accennava. Talmente rari da tormentare perfino lo stesso Darwin. Molto meno turbati appaiono, invece, i suoi più tardi epigoni ed emulatori di ogni categoria. Tutti presi dal contendersi a vicenda la palma dell'ortodossia piuttosto che quella dell'originalità, producendo semplici varianti sul tema, sfugge ai loro occhi la beffa dell'artista (così come sfuggì quella delle false teste di Amedeo Modigliani ad affermati critici d'arte), giacché, se la principale occupazione è quella di dividersi in mille rivoli, di fronte alla necessità di difendere il contestato cardine dogmatico le truppe sparpagliate riacquistano la monolitica compattezza d'una testudo romana.
L' «uomo scimmia» fai-da-te
D'altronde, come dubitare di fronte ad un Eoanthropus Dawsoni, meglio conosciuto come 'Uomo di Piltdown', che deteneva tutte le caratteristiche necessarie per rappresentare il classico caso da manuale. Due crani con caratteri marcatamente primitivi, una mandibola nettamente scimmiesca, un canino ed un molare vennero portati in superficie fra il 1909 ed il 1915. Nel frattempo, esso fu valutato positivamente da alcuni supposti specialisti e, pertanto, inserito quale dato certo ed acquisito in numerose pubblicazioni di prestigio, come ad esempio la famosa Enciclopedia Treccani dove veniva ampiamente descritto. Purtroppo, però, dopo quasi quarant'anni dal ritrovamento dei frammenti presso l'omonima località del Sussex orientale, nel 1953 venne dimostrato da una commissione di scienziati che si trattava di una bufala clamorosa. Se qualcuno fosse tentato di pensare ad un errore di quest'ultima équipe di studiosi, se lo levi dalla testa: il falsario ha già confessato tutto. Anche la Treccani si è vista costretta a rettificare definitivamente alla pagina 351 della terza appendice (1949-1960), spiegando come il famoso reperto di Piltdown altro non fosse se non il "prodotto di una mistificazione". Il cranio era, infatti, un fossile umano di epoca neolitica (quindi, relativamente recente); la mandibola era appartenuta ad un giovane orango, morto pochi anni prima, a cui erano stati limati i denti per farli sembrare umani; anche il canino era stato limato, al fine di applicarlo alla mandibola; il pomello di articolazione (condilo) era stato spezzato di fresco nell'intento di adattare la mandibola al cranio. Il tutto era stato, poi, usurato artificialmente e colorato chimicamente per simulare l'effetto del tempo.
Un altro caso palese di interpretazione abusiva è rappresentato dal cosiddetto Sinantropo od Homo pekinensis. Unicamente per il fatto che le rimanenze ossee di tale scimmia - fino ad allora totalmente ignota agli zoologi - furono ritrovati insieme ai residui di utensili e focolari preistorici, si volle automaticamente dedurne che si trattasse delle spoglie del loro artefice, ovvero di un essere umano, sebbene i resti dello scheletro in questione si trovassero chiaramente mischiati a quelli di animali da preda. Il cranio, inoltre, presentava le medesime perforazioni osservate in casi analoghi, dove l'espediente si era reso necessario allo scopo di prelevarne il gustoso cerebro. Così, pur di non dover concludere la cosa più ovvia, cioè che il ritrovamento altro non riguardava che una preda di uomini preistorici, gli scienziati annunciarono che i cosiddetti Homines pekinenses si erano divorati a vicenda!
Quell'anello mancante fra rettili ed uccelli
Da circa sei anni sull'autorevolissima "Boston Review" del Massachusetts Institute of Technology (MIT) infuriava una polemica assolutamente devastante per la dottrina darwinista quando improvvisamente, sul numero apparso nel novembre 1999, la rivista "National Geographic" pubblicò in pompa magna la foto di una lastra minerale nella quale si vedeva impressa l'immagine di un teropode pennuto. "È la prova che gli uccelli si sono evoluti da questi antichi rettili", esultava troppo frettolosamente il biologo Barry A. Palevitz nell'articolo dal tono sensazionalistico che accompagnava la presunta scoperta. Il rettile piumato ridava così smalto nuovo alla logora teoria evoluzionista. Il darwinismo, infatti, è talmente in declino oltreoceano, che in numerosi Stati dell'Unione si è perfino chiesto ed ottenuto che il suo insegnamento venga soppresso dalle scuole o, perlomeno, presentato come semplice ipotesi in alternativa ad altre, di cui si deve dare notizia allo stesso modo. Per rendersi conto delle enormi difficoltà che la 'teoria della scimmia' sta attraversando in ambiente scientifico basta fare un rapido giro in Internet e constatare di persona quanti siti ospitino tesi critiche, inserendo in un qualunque motore di ricerca parole-chiave come 'creazionismo' (ad ogni buon conto, ne riportiamo una piccola selezione in calce al presente articolo).
L'uccellosauro ed altre bestialità
Adesso, però, quei fondamentalisti irrazionali, che credevano ancora cocciutamente alla favola della Creazione, avrebbero dovuto fare marcia indietro: era stato finalmente scoperto l''uccellosauro'. Acquisito il posto che gli spettava nello schema darwiniano di discendenze, allo snodo evolutivo fra rettili ed uccelli, esso venne battezzato con un'altisonante denominazione in latino, come d'uopo: Archaeoraptor liaoningensis. Di lì a poco, tuttavia, si sarebbe amaramente appurato che il supposto fossile altro non era se non l'ennesimo falso, composto da due differenti resti (di un uccello e di un sauro) incollati assieme, con abilità asiatica, per opera dei poverissimi contadini cinesi che vivono nella provincia di Liaoning, i quali sfruttano e vendono sul mercato nero i fossili di un ricco giacimento locale: più che una bestia, una vera e propria 'bestialità'. Il falso composto era stato offerto al titolare di un piccolo museo privato nello Utah durante una fiera di trouvailles paleontologiche, tenutasi nel febbraio del 1999 nello Stato dell'Arizona, presso la città di Tucson. È quanto racconta Maurizio Blondet in una delle sue più recenti fatiche, L'uccellosauro ed altri animali (la catastrofe del darwinismo), in cui si fa il punto sugli ultimi sviluppi del dibattito scientifico relativo alle opposte visioni della natural selection e dell'intelligent design.
Illusionismi e prestidigitazioni
Già in precedenza si era cercata questa tanto sospirata prova della discendenza degli uccelli dai rettili preistorici. Del resto, la teoria darwinista parlava chiaro: tutte le forme viventi della terra avevano subito evoluzioni clamorose, adattandosi all'ambiente circostante. Da qualche parte sarebbero pur dovuti saltare fuori anche gli elementi che confermavano la veridicità di quelle stravaganti idee. In realtà, già nel lontano 1957, lo studioso americano Douglas Dewar osservò nel suo libro The Transformist Illusion - pubblicato a Murfreesboro, in Tennessee, dalle DeHoff Publications - che tutta la teoria sulla graduale evoluzione delle specie, facente capo a Darwin, si fondava su di una madornale confusione tra 'specie' e 'subspecie'. A suo avviso, le singole specie non soltanto sarebbero fra loro separate da differenze abissali, ma non esisterebbero neppure forme che accennino ad una qualche possibile connessione tra i diversi ordini di esseri viventi, come i pesci, i rettili, gli uccelli e i mammiferi. Non era immaginabile, nella maniera più assoluta, che l'uno potesse essere nato dall'altro. Anche il celebre fossile denominato Archaeoptèryx, frequentemente addotto quale esempio di membro intermedio fra un rettile ed un uccello, era in realtà un autentico rappresentante di quest'ultima categoria animale, nonostante alcune singolari caratteristiche - come le unghie al termine delle ali, i denti nelle mascelle e la lunga coda con le piume diramate - potessero comprensibilmente fuorviare, a prima vista. Come recitava, infatti, il numero apparso nel marzo 1996 dello stesso "Journal of Vertebrate Paleontology", "le caratteristiche ornitologiche del cranio dimostrano che l'archeoptèrix è un uccello piuttosto che un archeosauro piumato non adatto al volo".
La complessità delle forme di vita 'semplici'
Gli studiosi moderni più seri e scrupolosi, ormai, rigettano completamente la tesi dell'evoluzione della specie, o si limitano a mantenerla in maniera provvisoria esclusivamente quale mera 'ipotesi di lavoro'. Le più recenti scoperte in materia di Paleontologia, Sedimentologia, Chimica, Biologia molecolare e Genetica hanno smontato, pezzo per pezzo, il castello di carta su cui si fondava la favola dell'evoluzionismo darwinista. Del resto, non solo tutte le forme animali conosciute avrebbero avuto origine, quasi contemporaneamente, durante il periodo dell''esplosione cambriana', ma le ricerche più recenti hanno dimostrato l'incredibile complessità anche di quegli organismi che i varî Piero Angela si ostinano a definire 'semplici'. La microscopia elettronica ha, infatti, messo in risalto come i processi che si svolgono all'interno dell'essere monocellulare siano di una molteplicità inimmaginabile. Inoltre, come ebbe a riconoscere, già nel 1977, perfino lo stesso prof. Stephen Jay Gould, docente di geologia e zoologia presso la prestigiosa Harvard University, nonché darwinista eterodosso e marxista dichiarato, "le testimonianze fossili non supportano in alcun modo il cambiamento graduale". Sulla stessa linea, il geologo David Schindel, professore all'Università di Yale, il quale, in un articolo apparso nel 1982 sulla rivista "Nature", rivelò che l'ipotizzata graduale "transizione dai presunti antenati ai discendenti […] non esisteva".
Fantascienza e divulgazione mediatica
Se - avviandosi verso le conclusioni - è concessa una breve digressione, avendo menzionato il pater familias della giovane generazione dei divulgatori scientifici del tubo catodico, occorre dire che è davvero avvilente il dover constatare come le teorie più obsolete siano quelle che maggiormente trovano spazio nell'universo mediatico. L'ultimo esempio di tale genere è rappresentato da una trasmissione televisiva, Solaris, che non si accontenta più di ricostruire in maniera del tutto fittizia il mondo come sarebbe stato milioni di anni fa, ma arriva addirittura a propinare, con fervida fantasia ed invidiabile sicumera, come apparirà quello futuro. Fra migliaia di anni, pontifica Solaris, il pianeta si presenterà ormai completamente cambiato e, per la legge dell'evoluzione, anche la fauna si sarà adattata alle nuove condizioni climatiche ed ambientali. In circolazione non si troveranno più cani e gatti, ma "sonaglini", "babbuleoni" e "struzzi assassini", che mangeranno così, braccheranno le loro prede in questo modo e si difenderanno in quest'altro modo ancora… Chiusa la parentesi, che si commenta da sola.
Una via di non ritorno?
In definitiva, si può affermare che - alla prova dei fatti - la teoria darwiniana si è rivelata un semplice prodotto della propria epoca. L'inglese vittoriano si sentiva intimamente superiore al resto del mondo e il darwinismo sembrò fornire una sanzione scientifica a tale convincimento. La vicenda del Club X ed il simultaneo sviluppo di un insidioso 'darwinismo sociale' sul piano filosofico-politico la dicono lunga sulla reale valenza di quella 'selezione naturale' contemplata nell'evoluzionismo. Una volta acquisita questa teoria da parte della comunità scientifica, si è imboccata una pericolosa via che gli attuali studiosi temono di abbandonare poiché, forse, ritengono che ciò equivarrebbe, di fatto, a decretare un fallimento di cui potrebbe risentire tutta la classe degli scienziati contemporanei. Se così fosse, si tratterebbe di un fatto gravissimo, poiché darebbe conto della debolezza - camuffata sotto all'arroganza - da cui la comunità scientifica è affetta oggigiorno. Diversamente, si attendono spiegazioni plausibili sul perché non si sia ancora avviato un dibattito serio ed approfondito anche in Italia e per quale strana ragione ci si ostini a presentare un semplice mito come verità acquisita.
Perché la teoria di Darwin altro non è che un mito, il quale - come tutti i miti - tenta di soddisfare al bisogno di rispondere ad alcuni dei quesiti fondamentali che, sin dalla notte dei tempi, tormentano l'uomo: "chi siamo?", "da dove veniamo?". Davvero arduo appare il fornire una spiegazione convincente con le sole armi della ragione; schiere di filosofi ci hanno provato, fallendo ogni volta miseramente. Charles Darwin fu uno di loro.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI:
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2 ° Nuove scoperte minacciano l’ingannevole teoria di Darwing
Che entusiasmante successione di eventi!
Proprio quando sembrava che il movimento del Disegno Intelligente stesse facendo marcia indietro, ecco che fa la sua comparsa il documentario ironico Espulso: Nessuna Intelligenza permessa [Expelled: No intelligence allowed].
E’ interessante seguire Ben Stein, autore ed ex professore di giurisprudenza, ora star di Hollywood, nei suoi viaggi intorno al mondo per intervistare i maggiori esponenti del movimento del disegno intelligente e dell’evoluzionismo.
Il documentario dà una visione equilibrata della controversia tra disegno intelligente ed evoluzionismo, e mostra come gli scienziati, i professori e i docenti che hanno sostenuto il disegno intelligente siano stati perseguitati senza tregua dai propri colleghi per aver messo in dubbio il darwinismo.
Cosa sta accadendo? E’ arrivato il momento di trovare qualche risposta alle scomode domande che sono state poste su questo tema così controverso, che influenza profondamente le strutture sociali, morali, scientifiche e religiose del nostro mondo.
Una rosa rimane una rosa
Cosa si vuole indicare con il termine «evoluzione»? Può indicare un semplice cambiamento avvenuto nel corso del tempo oppure tutti i cambiamenti avvenuti nell’intero universo, come ipotizzò tempo fa Sir Julian Huxley: «La terra non è stata creata, si è evoluta. Così gli animali, le piante, compresi noi uomini, la mente e l’anima, come il cervello ed il corpo. Così la religione.» (The Humanist Frame, 1961, pag. 18).
Quasi nessuno contesta il fatto che nel corso del tempo siano avvenute delle mutazioni a livello biologico attraverso il meccanismo dell’eredità, secondo il quale ognuno di noi è un po’ diverso dai propri genitori e dai propri nonni, ma non è questo di cui si occupa la teoria dell’evoluzione.
L’evoluzionismo si spinge molto oltre, nel tentativo di spiegare come i microrganismi siano diventati quello che sono oggi – pesci, volatili, mammiferi come le tigri, gli orsi e gli esseri umani – mutandosi gradualmente nel tempo da una forma di vita all’altra.
L’evoluzione darwiniana, quella che viene insegnata a scuola, basa la sua teoria su tre punti chiave: 1°) tutti gli esseri viventi discendono da un antenato comune; 2°)
i meccanismi principali che generano i cambiamenti da cui nascono nuove specie sono la mutazione e la selezione naturale, detta anche “sopravvivenza del più adatto”;
3°) questi processi avvengono in modo del tutto naturale.
Ora che abbiamo chiarito quali sono i principi su cui si basa l’evoluzionismo, possiamo passare a spiegare di cosa tratta la teoria del disegno intelligente.
Disegno intelligente e creazionismo
Prima di tutto, è importante che voi sappiate che la teoria del disegno intelligente non è stata elaborata da religiosi, ma da alcuni scienziati che, circa 30 anni fa, si sono trovati in difficoltà a spiegare la complessità della struttura cellulare attraverso i principi evoluzionistici. Più tardi, man mano venivano fatte nuove scoperte scientifiche che davano credito alla teoria, è stata estesa ed applicata, oltre che in ambito biologico, anche alla cosmologia e alla fisica.
Cos’è il disegno intelligente? Qui vi riportiamo una definizione che calza a pennello, presa dal sito web intelligentdesign.org: «La teoria del disegno intelligente ritiene che determinate caratteristiche dell’universo e degli esseri viventi trovino una spiegazione più sensata nella presenza di un’intelligenza superiore, piuttosto che in un processo impersonale come la selezione naturale.»
La teoria del disegno intelligente rappresenta una minaccia mortale all’evoluzione darwiniana, poiché sostiene che l’universo e gli esseri viventi siano stati progettati da un’intelligenza superiore e non siano semplicemente il risultato di forze cieche e casuali. Tuttavia l’evoluzionismo moderno continua a non voler ammettere l’intervento di alcuna forza all’infuori dei processi osservabili e misurabili in natura. Questo principio relega il ruolo di Creatore alle forze naturali e al caso, un’idea chiamata naturalismo o materialismo (o materialismo naturalistico).
Il biologo Richard Lewontin ha ammesso candidamente: «Noi difendiamo la scienza nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni e la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie, perché abbiamo un impegno materialista aprioristico… perché non possiamo permettere l’accesso a Dio» (Billions and Billions of Demons,” New York Review of Books, 9 gen. 1997, pag. 31).
«Anche se tutti i dati indicano un progettista intelligente», affermò vantandosi l’immunologo Scott Todd, «una tale ipotesi è esclusa dalla scienza perché non è naturalista» (Nature, 30 sett. 1999, pag. 423).
Un altro termine è «creazionismo», che si riferisce alla credenza secondo la quale la terra e l’universo siano stati creati da un Dio Creatore. Purtroppo, a dare ambiguità a questo termine è la una teoria di alcuni creazionisti che vogliono la terra e l’universo non più vecchi di seimila anni. Essi non tengono conto – o non credono – che i sette gioni della creazione di Genesi 1 si riferiscono a nuovi atti di Dio nel riportare, seimila anni fa, la vita sulla terra, vita totalmente distrutta in un’èra precedente. Bisogna puntualizzare che la Bibbia ammette la possibilità che la terra sia in realtà molto più vecchia di quanto ipotizzino i creazionisti della terra giovane.
Anelli mancanti ancora mancanti
Una volta chiarite le varie definizioni, possiamo passare all’altra grande incoerenza insita nella teoria dell’evoluzione: l’inaccuratezza della documentazione fossile.
Generalmente gli evoluzionisti affermano che i ritrovamenti fossili costituiscono una prova inconfutabile dell’evoluzione darwiniana. Per esempio, un articolo pro-evoluzionismo pubblicato dal Centro Nazionale per l’Educazione Scientifica cita: «Il fatto che il processo evolutivo abbia avuto luogo è testimoniato ampiamente dalla documentazione fossile, grazie alla quale si è potuto capire come gli animali e le piante abbiano mutato le proprie caratteristiche nel corso di centinaia di milioni di anni, e da organismi semplici siano diventati sempre più complessi» (Gary Bennett, A Review of Of Pandas and People as a Textbook Supplement, nov. 2000, edizione online).
Ma quanto solide sono le basi su cui si fonda la prova dei fossili? Se tutti gli esseri viventi discendono da antenati comuni, si dovrebbero trovare milioni di passaggi intermedi all’interno della documentazione fossile. Lo ammise perfino Charles Darwin nel suo libro Origine delle Specie, 1958, pag. 289).
Eppure di queste forme intermedie non c’è traccia. Darwin si chiese: «Perchè dunque non è ripieno ogni strato ed ogni formazione geologica di queste forme intermedie? La geologia certamente non ci ha rivelato ancora questa catena organica perfettamente graduale; e questa è forse la più facile ed insieme la più grave obiezione che possa farsi alla mia teoria» (pag. 287). Egli pensava che alla fine questi «innumerevoli legami intermedi» a sostegno della sua teoria sarebbero venuti a galla. Ma non è andata così.
Il paleontologo David Raup ha descritto così le scoperte fatte prima del 1979: «Ebbene, sono passati quasi 120 anni da quando Darwin elaborò la sua teoria, e da allora la conoscenza in merito ai fossili è stata ampiamente approfondita. Al momento sono state ritrovate un quarto di milione di specie fossili, ma la situazione non è cambiata poi molto. La prova dell’evoluzione è ancora decisamente traballante e, ironicamente, abbiamo addirittura meno esempi di transizioni evoluzionistiche adesso di quanti ne avessimo ai tempi di Darwin…»
«Il problema di Darwin non ha quindi trovato soluzione negli ultimi 120 anni, e la documentazione fossile di cui disponiamo al momento mostra dei cambiamenti che difficilmente possono essere ricondotti alla selezione naturale» (Field Museum of Natural History Bulletin, 1979, pag. 25). E anche oggi, dopo altri 30 anni (150 anni dopo Darwin), i ritrovamenti fossili non dicono nulla di nuovo. In sostanza, la documentazione fossile ha smentito la teoria darwiniana: gli infiniti anelli mancanti tra le principali specie sono ancora mancanti.
Valutazione intelligente
Qual è la teoria del disegno intelligente in merito ai fossili? E’ più sensata? Sì, lo è, secondo il geofisico Stephen Meyer. I ritrovamenti fossili ci dicono che a un certo punto della preistoria si assiste a quella che viene definita «l’esplosione cambriana», ovvero la comparsa improvvisa di una sconcertante quantità di diverse forme di vita complesse, che non trova riscontro nel modello evoluzionistico promosso da Darwin.
Il dottor Meyer afferma: «L’immensa varietà dei ritrovamenti fossili dell’esplosione cambriana non può assolutamente essere spiegata dalla teoria di Darwin… Se si guarda alla questione da un punto di vista biologico, la spiegazione più plausibile è che dietro a questo fenomeno altrimenti inspiegabile ci sia un’intelligenza superiore.
Gli atei cambiano idea
Sir Antony Flew, celebre filosofo nonché uno dei massimi esponenti mondiali del pensiero ateista, ha recentemente rinnegato le sue vecchie credenze per abbracciare il creazionismo. Perché? Fondamentalmente per via delle implicazioni delle informazioni contenute nel DNA. La sua conversione fu un duro colpo per l’ateismo. Cos’è che gli fece cambiare idea, dopo una vita vissuta a contrastare il creazionismo?
Flew spiega che il fattore che ha giocato un ruolo decisivo nella sua scelta è la complessità e la quantità delle informazioni contenute nella molecola del DNA. Questo è un altro argomento che gli evoluzionisti non affrontano con onestà. Continuano ad ingannare la gente affermando che tutte le intricate informazioni contenute nel DNA sono semplicemente il risultato delle forze evolutive che agiscono sulla cellula.
In merito alla possibilità che le recenti scoperte collegate all’origine della vita suggeriscano l’intervento di un’Intelligenza creatrice o meno, il professor Flew ha dichiarato: «Sì, penso di sì… principalmente per via degli studi sul DNA. Penso che il codice genetico abbia mostrato in modo inequivocabile, attraverso l’incredibile complessità dei meccanismi necessari per produrre la vita, che deve esserci per forza un’intelligenza superiore dietro alle dinamiche che fanno funzionare in perfetta armonia elementi così diversi e complessi.
«E’ la straordinaria complessità di questi elementi, l’assoluta perfezione dei meccanismi che li regolano, l’incontro di queste due parti al momento giusto che mi ha fatto ricredere. Tutto questo non può che essere l’opera di un’intelligenza superiore» (Dio c’è [There Is a God], 2007, pag. 75).
E’ interessante conoscere anche quali sono gli altri fattori che hanno influito sulla conversione di Flew e che lo hanno persuaso ad accettare l’idea che l’universo e la vita siano opera di un Creatore.
«Ora credo che l’universo sia stato creato da un’Intelligenza infinita», afferma. «Credo che le intricate leggi che regolano questo universo siano la manifestazione di ciò che possiamo chiamare la Mente di Dio. Credo che l’origine della vita e la riproduzione portino chiaramente verso una Sorgente intelligente.»
«Perché credo in questo, proprio io che ho diffuso e difeso l’ateismo per più di mezzo secolo? La risposta è semplice: questa è la visione del mondo, come io lo percepisco, emersa dalla scienza moderna. La scienza punta i riflettori su tre dimensioni della natura che portano dritti a Dio. La prima è rappresentata dal fatto che la natura obbedisce a delle leggi ben precise. La seconda è la dimensione della vita, di esseri dotati di intelligenza e motivati da ragioni che esulano dalla materia. La terza è l’essenza stessa della natura» (pagg. 88-89).
Tendenze moderne profetizzate molto tempo fa !
Nonostante la controversia tra teoria evoluzionistica e disegno intelligente possa sembrare una questione prettamente attuale, qualcosa di simile esisteva già all’epoca dell’apostolo Paolo nel primo secolo. Paolo aveva un’ottima conoscenza del pensiero greco e di alcune delle correnti filosofiche che negavano l’esistenza di un Creatore e che sostenevano che la natura di per sé fosse sufficiente per spiegare l’origine e l’evoluzione degli esseri viventi, in linea con le teorie appoggiate dal professor Flew prima della sua conversione.
La spiegazione di Paolo appare sorprendentemente attuale. Flew si è imbattuto in alcune di quelle stesse argomentazioni sostenute da Paolo 2000 anni fa, che alla fine lo hanno portato a credere nell’esistenza di un Creatore intelligente. Le argomentazioni di Paolo rivelano anche le implicazioni morali e spirituali per le molte persone che hanno deciso di sostenere la teoria dell’evoluzione e le sue conseguenze fino alla fine.
Il monito di Paolo agli scettici della sua epoca si adatta perfettamente anche ai giorni nostri: «Poiché l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; infatti quel che si può conoscer di Dio è manifesto in loro, avendolo Iddio loro manifestato» (Romani 1:18-19).
Continua: «Poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedon chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue; ond’è che essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Iddio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti, e l’insensato loro cuore s’è ottenebrato.»
«Dicendosi savî, son divenuti stolti, e hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Iddio in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, e d’uccelli e di quadrupedi e di rettili. Per questo, Iddio li ha abbandonati, nelle concupiscenze de’ loro cuori, alla impurità [della mente, sfociata in stili di vita immorali], perché vituperassero fra loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno» (versetti 20-25).
Quindi, come dice anche la Bibbia, «non v’è nulla di nuovo sotto il sole» (Ecclesiaste 1:9). Non cadete nella trappola dell’evoluzionismo, e continuate invece a credere nell’esistenza di un Creatore intelligente ed onnisciente e ad avere fede nel vero creazionismo biblico!
( articolo redatto dalla ( chiesa autonoma La BuonaNotizia.org ) Bergamo
3° LA SELEZIONE NATURALE E LE MUTAZIONI GENETICHE POSSONO CAUSARE IL FORMARSI DI NUOVE SPECIE?
Secondo la teoria dell’evoluzione, la selezione naturale e le mutazioni genetiche sommate al tempo hanno prodotto le differenti specie, che hanno vissuto o vivono nel pianeta.
In pratica la teoria evoluzionista propone che ogni essere vivente, si sia “evoluto” da altre creature, che inizialmente deriverebbero da elementi inerti: atomi di idrogeno, ossigeno, azoto e carbonio. In questo articolo mi propongo di analizzare da un punto di vista logico se sia possibile che la selezione naturale e le mutazioni genetiche abbiano potuto creare “nuove specie”. Alla base della teoria della selezione naturale vi sono i concetti di variazione e casualità. Ogni volta che un essere vivente di riproduce vi sono delle variazioni nel nuovo nato. Sono variazioni casuali. Secondo la teoria dell’evoluzione le variazioni possono risultare determinanti e quindi “vincenti”. Se risultano in una migliore adattabilità all’ambiente portano a più riproduzioni e quinde al perpetuarsi della specie. Innanzitutto vediamo che dal punto di vista semantico la parola “selezione” presuppone un intervento intelligente. Se vi è una selezione significa che qualcuno ha selezionato. Ma secondo la teoria dell’evoluzione le variazioni (non mi riferisco qui alle mutazioni) sono casuali. Se le variazioni sono basate sul caso non vi è “selezione”. Il concetto di selezione implica un eventuale progettista. Pertanto le parole più adeguate per esprimere il concetto di selezione naturale dovrebbero essere “variazioni casuali”.
Vediamo uno dei classici esempi che ancora oggi vengono portati come esempi della selezione naturale, il caso della falena biston betularia. Prima del 1850 il 98% delle falene in Inghilterra aveva un colore grigio con macchie chiare, che consentiva di mimetizzarsi con i licheni di colore chiaro presenti nella corteccia degli alberi. I gas tossici prodotti dalle fabbriche causarono la morte dei licheni e lo smog scurì le cortecce degli alberi cosicchè le falene con colorazione chiara furono facile bersaglio per uccelli predatori. Le poche falene con le ali scure invece sopravvissero in quanto si potevano mimetizzare bene nelle cortecce degli alberi che erano diventate scure. In pochi anni il fenotipo scuro diventò prevalerte. Questa però non può essere portata come prova Della teoria dell’evoluzione. Vediamo perchè. Il fatto che si siano riprodotte in seguito tantissime falene scure non è una prova che le falene si “siano evolute”. Dal punto di vista Della variazione genetica vi era la posibilita che il 50% delle falene fosse chiaro e il 50% fosse scuro. Però prima del 1850 la maggioranza (il 98%) erano chiare. Perchè? Siccome i licheni che si sviluppavano sulle cortecce degli alberi erano chiari, il 50% di falene scure fu predato fácilmente da uccelli e pertanto il numero di falene scure fu ridotto al 2%. Quando vi fu la rivoluzione industriale le falene chiare non furono più in grado di mimetizzarsi e morirono rapidamente uccise da uccelli predatori. Pertanto a partire dal 1850 le falene scure si svilupparono e poterono accrescere il loro numero. Ciò non significa che le falene chiare cessarono di naceré. Tutto ciò pertanto non ha causato “l’evoluzione della specie”, ma ha dimostrato solo l’aumento Della percentuale delle falene scure rispetto a quelle bianche. Entrambe, comunque sono rimaste falene. Non c’è stato un cambiamento di specie.
All’inizio del secolo XX vari evoluzionisti si sono resi conto che la selezione naturale da sola non può produrre nuove specie. Produce gruppi di individui più adattati di altri all’ambiente, ma non nuove specie. E’ sorto così il neo-darwinismo. In pratica esso aggiunge le mutazioni alla selezione naturale. In pratica siccome la selezione naturale non è in grado di spiegare il cambio di specie o meglio “l’evoluzione della specie” si pensa che esso sia avvenuto attraverso le mutazioni genetiche.
I cambi mutazionali sono però eventi rari ed in ogni caso producono una perdita del patrimonio genetico e quindi l’individuo risulta essere più debole e non più forte o meglio adattato. Gli organismi risultano pertanto peggiorati da eventuali cambi mutazionali. Pertanto la frase “sopravvivenza del più adatto”, perde significato. L’individuo che ha subito il cambio mutazionale è più debole quindi può morire più facilmente.
Un altro “assioma evoluzionista” è che il “cambio di specie” sarebbe un processo irreversibile. Ossia se la cellula si è evoluta nell’essere pluricellulare, l’essere pluricellulare non potrà mai involversi nella cellula. Anche qui si nota un assioma fideistico, in quanto alla base della teoria dell’evoluzione vi è il concetto filosofico del miglioramento e della maggiore specializzazione. E’ lo stesso Darwin che ha ammesso che la selezione naturale non produce nuove specie (1):
“Quando entriamo nei dettagli non possiamo provare che una sola specie è cambiata, inoltre non possiamo provare che i supposti cambi diano dei benefici, che starebbe alla base della teoria. Non possiamo neppure spiegare perchè alcune specie sarebbero càmbiate in altre e altre no”.
In effetti sono proprio gli scienziati genetici che ci informano che le variazioni avvengono all’interno delle specie, ma non causano un cambiamento di specie o “nuova specie”. L’iper-complesso DNA, (460 miliardi di doppie eliche di DNA per ogni cellula) funge da barriera. Per questo non c’è evidenza che nessuna specie si sia generata per mezzo dall’evoluzione di altre specie. C’è un altro punto da considerare: i miliardi di doppie eliche presenti in ogni cellula dovrebbero formarsi perfetti in modo da dare le istruzioni giuste all’organismo per quanto riguarda le funzioni vitali e la riproduzione. La necessità della perfezione del codice genetico è chiamata sintropia, ed è un’altra barriera alla teoria dell’evoluzione.
Oltre a questo vi è il concetto del “programma inteligente”. Il DNA è ciò che controlla la cellula, e senza DNA la cellula non potrebbe vivere. Credere che per casualità si sia formato il DNA, che sta alla base delle funzioni vitali della cellula, è come credere che il caso abbia creato il programma inteligente.
Alcuni scienziati come C.H Waddington hanno addirittura asserito che la selezione naturale agisce esattamente nel modo opposto a quello proposto dagli evoluzionisti. Vediamo una sua dichiarazione (2):
“Se selezioniamo i geni con certe caratteristiche produciamo una sotto-popolazione che differisce dall’originale per il fatto che si caratterizza per certe qualità alle quali siamo interessati (maggiore produzione di uova, per esempio); ma in questo caso la sotto-popolazione dimostra di essere più debole, meno adatta all’ambiente selvaggio e quindi sarà eliminata proprio dalla selezione naturale”.
Abbiamo visto pertanto che le variazioni casuali ossia le ricombinazioni genetiche, le variazioni ereditarie e gli incroci non causano “nuove specie”. La selezione naturale, pertanto, o meglio le variazioni casuali non producono evoluzione o formazione di nuove specie.
A questo punto è lecito domandarsi: se le variazioni casuali non producono nuove specie, forse le mutazioni genetiche producono nuove specie?
Una mutazione è un danno subito da un gene (singola unità di DNA). Se un gene somatico riceve una mutazione vi è soltanto un danno o menomazione. Se riceve la mutazione un gene gametico, allora passerà ai discendenti. Le mutazioni (casusate principalmente da radiazioni, raggi ultravioletti, sostanze chimiche) generalmente producono uno di questi tre possibili cambi tra i geni o tra i cromosomi:
1-alterazione della sequenza dei geni del DNA
2-cambi nei cromosomi: inversione o translocazione.
3-cambio nel numero dei cromosomi (poliploidi – aploidi)
Secondo gli evoluzionisti affinchè le mutazioni provochino cambi positivi è necesario che: 1- esse accadano frequentemente; 2- che siano benefiche; 3 devono causare un cambio drammatico (includendo migliaia di cambi diretti e con un proposito), in modo da trasformare una specie in un altra.
Però ci sono 4 problemi principali con questi assiomi:
1- le mutazioni sono eventi rari (per cui non sono affatto frequenti). E’ pertanto impossibile che eventi rari abbiano prodotto tutte le necessarie caratteristiche di una sola nuova forma di vita; figuriamoci quindi se le nuove forme di vita sono centinaia di migliaia.
2-Le mutazioni sono sempre casuali, pertanto non implicano mai cambi diretti con un proposito specifico.
Per esempio Murray Eden dichiara che la casualità delle mutazioni fa venire meno la loro supposta utilità come causa dell’evoluzione (3):
“Il postulato della casualità è largamente improbabile, inoltre una corretta teoria scientifica dell’evoluzione dovrebbe aspettare la scoperta e la chiarificazione di nuove leggi”.
Tutto ciò prova che le mutazioni sono eventi rari, non controllabili, completamente inaspettati. L’unica cosa che si può affermare è che non producono “cambiamento di specie” o il “formarsi di nuove specie”, il che richiederebbe cambi diretti con un proposito specifico.
3-L’evoluzione richiederebbe dei cambi genetici con un proposito specifico e tesi ad un miglioramento o maggiore specializzazione. Ma le mutazioni non “aiutano” ne “migliorano”, solamente indeboliscono o causano danni.
A tale proposito vediamo una citazione di H. J. Muller (4):
“La grande maggioranza delle mutazioni, certamente più del 99%, sono in qualche modo dannose, come normalmente sono gli effetti di evento occasionali”.
4-Quasi tutte le mutazioni sono dannose. Esse indeboliscono o danneggiano irrimediabilmente l’organismo, e nella maggioranza dei casi ne compromettono la vita stessa.
Uno dei sostenitori più accaniti del neo-darwinismo è stato Julian Huxley (5), ma persino lui ha riconosciuto che le mutazioni difficilmente possono favorire il formarsi di nuove specie (6):
“Le mutazioni favorevoli sono una su mille o anche meno, giacchè tantissime mutazioni sono letali, impedendo all’organismo di vivere, mentre un’altra gran parte di ese danneggia l’organismo”.
Da tutto ciò si evince che le mutazioni sono rare, casuali, senza un proposito specifico. Indeboliscono sempre o danneggiano l’organismo e spesso ne causano la morte.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: Come possiamo essere certi di ciò se le mutazioni sono eventi rari?
Sebbene le mutazioni avvengono con estrema rarità in natura, nei laboratori gli scienziati producono mutazioni, utilizando le radiazioni o alcune sostanze chimiche. Una certa quantità di radiazioni applicata ai geni delle cellule di un organismo produce mutazioni nella cellula riprodotta. Però abbiamo appena rimarcato che le mutazioni sono: 1-eventi rari; 2-sempre casuali e non hanno un proposito specifico; 3-non sono mai realmente benefiche; 4-sono spesso dannose o letali.
Ora però, entrando nello specifico, analizziamo 28 ragioni per le quali è impossibile (o estremamente improbabile), che le mutazioni producano “l’evoluzione della specie”.
1-Su centinaia di migliaia di esperimenti che sono stati fatti per provare che le mutazioni producono evoluzione, non uno ha generato una mutazione benefica che sia passata alla generazione seguente. (la maggioranza degli esperimenti sono stati fatti sui moscerini della frutta).
2-Gli organismi che non vengono uccisi subito dalle mutazioni causate da eventi esterni (radiazioni) vengono indeboliti e la loro progenie tende ad essere debole e morire. Le mutazioni pertanto causano l’opposto dell’evoluzione, ossia con molte mutazioni (causate da fortissime radiazioni), la vita si estinguerebbe dal pianeta.
3-Dal secondo punto ne consegue che è proprio la “selezione naturale” che agisce, eliminando gli organismi mutati. Essi sono deboli, e se si riproducono, nasceranno dei discendenti deboli.
4-I fattori mutageni. Gli scienziati sanno bene che le radiazioni e alcune sostanze chimiche sono dannosi alle persone, animali e piante. Infatti per le zone sottoposte a radiazioni (come Chernobyl) è proibito l’accesso. Se invece fosse chiaro che le radiazioni causano mutazioni genetiche positive e benefice, tutti si sottoporrebbero a terapie di raggi X. Ma così non è!
5-Le mutazioni sono come incidenti d’auto. E’ possibile che un incidente d’auto sia benefico? Proprio per il fatto che le mutazioni sono casuali e producono effetti negativi, esse distruggerebbero la vita sulla terra, invece di causare l’evoluzione della specie.
6-Ultimamente alcuni scienziati hanno scoperto che ogni gene è responsabile di varie caratteristiche fisiche. E’ un sistema delicatissimo, che se viene alterato da una radiazione, può “andare in tilt”. Il risultato? Nella stragrande maggioranza dei casi si ottiene una malformazione, e in altri casi, la morte. Nessuna evoluzione.
7-Ma anche ammettendo per assurdo che le mutazioni siano benefiche (nel senso che producano tutto d’un colpo organi utili), esse, rimanendo assolutamente casuali (la casualità è la base della teoria dell’evoluzione), continuerebbero ad essere inutili. Per esempio: Il formarsi di ali non servirebbe a nulla se esse “apparissero” nello stomaco di una lucertola. Essa non potrebbe mai volare. Sia per il suo peso, ma soprattutto perchè le ali in quella posizione non potrebbero espletare la funzione di sollevare e mantenere in aria il corpo del rettile. In questo caso l’animale risulterebbe appesantito di un inutile fardello e sarebbe pertanto preda facile di altri animali. In pratica l’effetto casuale delle mutazioni (anche se produrrebbero organi interi e utili) annullerebbe il vantaggio delle stesse. Per essere veramente benefiche dovrebbero essere mirate, ossia, dovrebbero avere un fine, un proposito specifico. Ma in questo caso già non si potrebbe parlare di evoluzione, ma bensì si inizierebbe a parlare di “disegno intelligente”.
8-Le mutazioni tendono ad avere un effetto ampio nei geni. Siccome sono casuali non possono avere un effetto specifico su un singolo organo. Una nuova caratteristica, (per esempio le ali), richiede l’effetto combinato di molti geni. E’ ovvio quindi che per il formarsi di una nuova caratteristica devono mutare molti geni in modo sincronizzato e tutti in modo benefico, ovviamente. Ma quasi nessuna mutazione è benefica. Di solito gli esperimenti sono stati fatti sui moscerini della frutta. Questi esperimenti sono durati a volte decine di anni. Migliaia e migliaia di generazioni di moscerini della frutta sono stati irradiati con radiazioni nella speranza di generare mutazioni benefiche, ma si sono osservati solo danni e morte prematura. Vediamo a tale proposito una citazione dello scienziato evoluzionista (non creazionista) Theodosius Dobzhansky: (7)
“Il processo di mutazione è l’unica fonte della variabilità genetica e quindi dell’evoluzione…i mutanti che si originano dimostrano però, con rare eccezioni, una involuzione, ossia un peggior adattamento all’ambiente circostante”.
9-Riportiamo ora una frase di H.J. Muller (8), (premio nobel nel 1946):
“Vari test hanno dimostrato, in línea con la natura accidentale delle mutazioni, che le stesse causano l’indebolimento dell’organismo, esattamente come dei cambi accidentali a qualsiasi mecanismo artificiale sono predominantemente dannosi. Le mutazioni benefiche sono così rare che possiamo considerle tutte dannose”.
10-Le mutazioni sono eventi talmente rari che si è calcolato che di solito avviene una mutazione ogni 10 milioni di duplicazioni delle molecole di DNA. Affinchè il processo di mutazione inizi, dovremmo avere una serie di mutazioni benefiche intercorrelate. Ma per ottenere due mutazioni che sarebbero in alcun modo relazionate l’una all’altra bisogna che alla probabilità di ottenerne una si aggiunga la probabilità di ottenere anche l’altra. Quindi 10 milioni x 10 milioni = 1 probabilità su 100 trilioni. Ma solo due mutazioni benefiche non sono sufficienti a formare organi complessi. La probabilità che si verifichino tre mutazioni benefiche contemporaneamente è di 1 su un miliardo di trilioni (1 con 21 zeri). Ma anche in questo caso “sole tre” mutazioni, non potrebbero formare nessun nuovo organo. Per trasformare realmente una specie in un altra ci vorrebbero migliaia di mutazioni armoniche e benefiche! Ma nella realtà il 99% delle mutazioni sono dannose e alcune sono persino letali. Ovviamente la nuova specie dovrebbe formarsi sia maschio che femmina sennò non potrebbe riprodursi. La conclusione del punto 10 è che l’evoluzione non può accadere senza mutazioni, ma essa non può accadere con le mutazioni!
11- In ogni caso arriverà sempre qualche evoluzionista che vi dirà: “Bene, ma col tempo questo può succedere, la terra ha 5 miliardi di anni ed essi sono sufficienti per aver causato l’evoluzione delle specie”.
L’evoluzione richiederebbe milioni di mutazioni benefiche che si verifichino in armonía tra di loro per produrre delicati organi, come occhi, ecc. E tutte queste mutazioni dovrebbero avere uno scopo specifico! Ma ciò è opposto alla teoria dell’evoluzione che sostiene che le mutazioni sarebbero casuali. Vediamo a tale proposito una citazione di Dobzhansky: (Genetica e origine delle specie, 1959):
“La maggioranza delle mutazioni, sia quelle provocate nei laboratori che quelle che si verificano naturalmente producono un deterioramento della salute (dell’animale), malattie ereditarie e addirittura mostruosità. Detti cambi sembra che difficilmente possano essere alla base dell’evoluzione”.
12- In realtà la rarità delle mutazioni genetiche garantisce la stabilità dei geni. Vediamo a tale proposito una citazione di E. Kellenberger:
“Gli esseri viventi sono enormemente diversi nella loro forma, ma la forma di ciascuno di essi è constante tra i discendenti: i maiali restano maiali e le querce restano querce generazione dopo generazione”.
(E. Kellenberger, The genetic control of the shape of a virus, in Scientific America. Dicembre 1966, pag. 32.)
13-Vediamo la frase di un ricercatore genético australiano Michael Denton:
“Se complessi programmi di computer non possono essere cambiati da meccanicismi casuali, lo stesso deve essere applicato ai programmi genetici degli organismi vivi”.
Michael Denton: Evoluzione: una teoria in crisi, (1985), pag 342.
14- Sintropia. Il premio nobel Albert Szent-Gyorgyi ha sviluppato nel 1977 una teoria che è chiamata sintropia. Secondo Szent-Gyorgyi sarebbe impossibile per qualsiasi organismo vivente sopravvivere anche un solo istante, a meno che non sia completo con tutti i suoi organi e che ognuno di essi sia perfettamente funzionante. Questo principio esclude la possibilità che l’evoluzione sia avvenuta come risultato di eventi accidentali come la selezione naturale e le mutazioni. Vediamo a tale proposito una frase di Jerry Bergman, tratta dal libro “la teoria della sintropia di Szent-Gyorgyi”:
“Con la teoria della sintropia Szent-Gyorgyi, forse non intenzionalmente, mostra uno dei più forti argomenti per i creazionisti, ossia il fatto che un órgano è inutile a meno che non sia perfetto. L’ipotesi della “sopravvivenza del più adatto”, selezionerebbe contro ogni mutazione, prima che un largo numero di mutazioni, si sia verificato in modo da produrre un órgano complesso e perfettamente funzionale”.
15-I cambi mutazionali minori danneggiano la discendenza.
1-La maggioranza delle mutazioni hanno pochi effetti. Alcune hanno effetti più ampli.
2-Le piccoli mutazioni non possono servire per portare a termine un cambio evolutivo, ossia un cambio di specie.
3-Però il problema è che mentre le piccole mutazioni vengono passate alla discendenza, le grandi mutazioni danneggiano irrimediabilmente l’organismo, se non ne provocano la morte.
A tale proposito leggiamo questa citazione:“Si potrebbe pensare che agenti mutanti che causano piccolo cambi non siano importanti, ma ciò non è vero per la seguente ragione: una mutazione è di solito dannosa e causa morte prematura o senilità. Pertanto il gene mutante è eliminato dalla selezione naturale. Siccome le mutazioni minori possono fare danni nel lungo periodo come le maggiori e possono accadere più frequentemente, ne consegue che la maggioranza del cambio mutazionale in una popolazione è causato dall’accumulazione di cambi minori.”.
J. F. Crow (effetti genetici delle radiazioni (Bullettin of atomic scientist 1958, pag. 20).
16- Nessuna grande mutazione che coincida su vari fattori organici può portare un organismo ad attraversare la barriera della specie. Per produrre una nuova specie ci vorrebbero centinaia di mutazioni tutte positive e tutte armonicamente correlate. Ma c’è di più: la formazione di una nuova specie (ovviamente servirebbe il maschio e la femmina), dovrebbe attuarsi di colpo in una generazione. Vediamo a tale proposito questa citazione:
“la teoria di Darwin non spiega in modo soddisfacente l’origine e la ereditarietà delle variazioni. La teoria di deVries (grandi mutazioni) si è dimostrata debole perchè non una sola mutazione o gruppi di mutazioni è stata così grande da poter formare una nuova specie in una generazione o nella sua discendenza.”
(Mark A. Hall and Milton S Lesser, Rewiew Texts in Biology 1966, p.363).
17- Un altro problema è che se da un lato le mutazioni sono dannose e letali, dall’altro lato alcune piccole mutazioni attuano piccoli cambi che però non sono sufficienti a innescare il cambio evolutivo o cambio di specie. Vediamo a tale proposito questa citazione:
“Le mutazioni che conosciamo e che riteniamo responsabili della creazione delle nueve specie, sono, in generale, deficenze, privazioni organiche (mancanza di pigmentazione, perdita di appendici, o la duplicazione di organi pre-esistenti. In ogni caso non producono mai niente di realmente nuovo o originale nello schema organico. Niente che possa fondare le basi per nuovi organi o l’inizio di nuove funzioni”.
(Jean Rostand, The Orion book of evolution, 1961, p.73.)
18-I caratteri dei geni sono interconnessi uno con l’altro. Proprio per questo motivo tutti i caratteri dovrebbero trovarsi tutti insieme, istantaneamente, in modo che una nuova specie si formi. Vediamo a tale proposito la seguente citazione;
“Ogni mutazione che avvenga “sola” ossia senza che altre mutazioni avvengano in modo armonico con la prima, sarebbe eliminata dalla selezione naturale prima che possa combinarsi con altre. La dottrina che le mutazioni avvengano “tutte insieme” e che siano dovute a una serie di coincidenze casuali è un affronto non solo al senso comune, ma ai principi basici della spiegazione scientifica”.
A. Koestler – The Ghost in the machine, 1975, p.129.
19-Vi sono troppi fattori associati ad ogni carattere per ogni singola mutazione. Le probabilità che vi sia un cambio di specie mutazionali sono infinitesime. Vediamo a tale propósito questa citazione:
“Ogni molecola di DNA ha migliaia o milioni di nucleotidi (dipende da quale DNA). Perchè una singola elica di Dna sia il risultato di una mutazione casuale vi è una probabilità su 480 x 10 alla 50. Un batterio unicellulare ha 3 milioni di nucleotidi allineati in una sequenza specifica. Ciò significa che non vi è probabilità matematica per nessuna specie di essere il prodotto del caso”
L.L. Cohen, Darwin was wrong.
20-I supposti cambi mutazionali all’interno della cellula riproduttiva avvengono con meno frequenza che nelle altre cellule del corpo. Ma solo dei cambi mutazionali nelle cellule riproduttive maschili e femminili possono incidere nelle generazioni future.
“Il numero di mutazioni delle cellule somatiche è molto più alto di quello delle mutazioni dlle cellule gametiche.” Biological Mechanism underlyng the aging process, in Science 8/1963, p.694.
21- L’evoluzione richiede una complessità crescente. Secondo uno degli assiomi evoluzionisti, le specie si evolverebbero verso una maggiore specializzazione e verso una maggiore completezza e intelligenza. Gli evoluzionisti infatti non ammettono che ci possa essere una evoluzione al contrario, o involuzione. Ma in realtà le mutazioni indeboliscono, causano malattie. Alcune uccidono. Nessuna permette un cambio evolutivo.
22- L’evoluzione richiede nuova informazione. Affinchè un nuovo organismo si formi attraverso un cambio evolutivo dovrebbe prodursi nuova informazione, ma le mutazioni casuali non potrebbero mai produrre una nuova e strutturata informazione.
23- L’evoluzione richiede nuovi organi. Affinchè si producano nuove specie le mutazioni non dovrebbero produrre solo cambi genetici, dovrebbero produrre nuovi organi! Per produrre nuovi organi ci vorrebbero milioni di fattori mutazionali ognuno di essi correlato agli altri armonicamente. Ma le mutazioni, quando si verificano sono generalmente dannose.
24-Nel corpo degli esseri viventi vi sono migliaia di funzioni interconnesse. Una mutazione, anche se non fosse dannosa (rarissima situazione) danneggerebbe comunque la rete di interconnessione tra gli organi. Questa è la ragione che le mutazioni sono sempre dannose. Per esempio; i reni sono interconnessi con il sistema circolatorio in quanto purificano il sangue. Ma sono interconnessi anche con il sistema nervoso, endocrino e digestivo. Se ci fosse una mutazione che cambiasse il sistema renale, tutto l’organismo ne potrebbe risentire.
25-Le mutazioni visibili ed invisibili. Vi sono alcune mutazioni visibili come l’albinismo, il nanismo, l’emofilia. Ma per ogni mutazione visibile ce ne sono venti letali che non sono fácilmente visibili. E ancora più frequenti sono le mutazioni che non uccidono, ma indeboliscono e danneggiano.
26-Non si è mai verificato il caso che la prole mutata abbia più forza del suo progenitore non mutato. Vediamo questa citazione al riguardo:
“Non esiste un solo caso dove si può osservare che alcuni dei mutanti studiati abbia una vitalità superiore ai progenitori. E’ pertanto assolutamente impossibile accettare che la teoria dell’evoluzione possa basarsi sulle mutazioni”.
Herbert Nilson Synthetic speciation, 1953, pag. 1157.
27-Le mutazioni non producono quindi cambi di specie:
“Non importa quanto possono essre numerose le mutazioni. Esse non producono alcuna evoluzione”.
Pierre Paul Grasse Evolution of Living Organism, 1977, pag. 88
28-L’unicità dei geni impedisce il cambio di specie. Proprio il fatto che ogni specie è così differente l’una dall’altra, impedisce che vi sia la possibilità che mutazioni casuali possano causare il formarsi di nuove specie. La barriera del codice genetico è insormontabile.
Per concludere riassumiamo i quattro pilastri sui quali si basa la teoria dell’evoluzione (neo-darwinismo), e commentiamoli:
1-si basa su eventi assolutamente casuali. Se gli eventi non fossero casuali, ma guidati, avremmo una mente che li guida e cadremmo nel disegno intelligente.
2-si basa su eventi che non avrebbero alcun proposito o fine specifico. Il meccanismo basato su selezione naturale e mutazioni non avrebbe alcun fine specifico, sennò, in caso contrario si individuerebbe una mente che guida il processo e si cadrebbe nel disegno intelligente.
Il sistema proposto dai neo-darwinisti si basa pertanto su due meccanismi (selezione naturale e mutazioni) e due modalità: eventi senza fine specifico e totalmente casuali.
Vi sono altre due sub-ipotesi degli evoluzionisti, che però si dimostrano contrarie alle prime due ipotesi:
3-L’evoluzione opera sempre verso una maggiore complessità, ossia sempre verso una maggiore specializzazione, e maggiore intelligenza. E’ un assioma contrario alle due ipotesi iniziali in quanto se vi fosse una totale casualità si potrebbe avere anche una evoluzione al contrario, ossia una involuzione.
4-L’evoluzione opera irreversibilmente. Gli evoluzionisti affermano che l’evoluzione può andaré solo in una direzione.
Vedamo a tale proposito una frase di Dobzhansky:
“I fatti dell’evoluzione, della paleontología e della paleobiologia sono unici, irripetibili e irreversibili”.
T. Dobzhansky, “I metodi della evoluzione biológica e antropológica”, in American Scientist 45, 1957, p.388.
Pertanto un rettile può divenatare un uccello, ma un uccello non può diventare un rettile. Naturalmente nessuno da una spiegazione al riguardo. Se l’evoluzione procede per casualità e senza un fine specifico, perchè mai un uccello, non potrebbe evolversi in un rettile?
Infatti se ammettiano che vi siano mutazioni casuali dovremmo attenere cambi mutazionali non solo verso una maggiore complessità, ma anche verso una minore complessità, e anche un evoluzione al rovescio, ossia un ritorno alla specie precedente.
Qualsiasi matematico che si occupa di statistica confermerà che la casualità non potrebbe mai produrre risultati sempre più complessi. Anzi la casualità non produce mai sistemi complessi e ordinati.
Per concludere analizziamo una frase di Colin Patterson, un famoso evoluzionista, che concorda con Karl Popper (un filosofo evolucionista), sul fatto che l’evoluzione è un concetto metafísico:
“Al momento siamo fermi alla teoria neo-darwinista: l’evoluzione è successa ed è stata diretta principlamente dalla selezione naturale, con contributi casuali di deriva genética, e forse alcuni drastici cambi genetici occasionali. In questa forma, la teoria non è scientifica secondo gli standard di Popper. Infatti Popper sostiene che la teoria dell’evoluzione non sia scientifica ma sia un programa di ricerca metafisico”. Colin Patterson, Evoluzione (1978), p.149.
Abbiamo visto pertanto che le due modalità sulle quali si basa la “teoria dell’evoluzione”, o “neo-darwinismo”, ossia la selezione naturale e le mutazioni, non producono, o “cambio di specie” o “cambio evolutivo”. Ed inoltre abbiamo visto che queste due modalità sono fondate a loro volta su due altri assiomi evoluzionisti: il caso e la la mancanza totale di fine specifico.
Ma questi due assiomi sono contrari al dogma basato sul fatto che l’evoluzione tenderebbe ad una maggiore complessità e sia irreversibile. Se tende ad una maggiore complessità ed è irreversibile, il processo non è più casuale. Yuri Leveratto
Copiright@ 2016 Bibliografia: Evolution handbook, Vence Ferrell
Note:
1-Frances Darwin, The life and letters of Charles Darwin (NY Appleton & Co, 1898 Vol.11 pag 210 (Darwin’s letter to G. Benham, may 22, 1863)
2-C.H. Waddington, La resistenza al cambio evolutivo, in Nature, 175 (1955), pag.51.
3-Murray Eden (dottore in chimica) – Inadeguatezza dell’evoluzione neo-darwinista come teoria scientifica; tratto da sfide matematiche alla teoria dell’evoluzione neo-darwinista.
4-H.J. Muller fu un biólogo e genetista statunitense. La citazione è trata da H.J. Muller “Radiation Damage to the genetic material”in American Scientist, gennaio 1950, pag. 35.
5-Julian Huxley fu un biologo, genetista e scrittore.
6-Julian Huxley, Evolution in Action, pag. 41
7-On the methods of evolutionary biology and antropology American scientist, 1957 pag.385.
8-H.J. Muller – How radiation chages the genetic constitution, Bulletin of atomic scientist, 11, (1955), p.331
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4°Le leggi fisiche al servizio della vita !
Non occorre essere un esperto d’arte per capire che un masso di roccia , nonostante possa rotolare nel fiume per millenni , non si trasformerà mai in una scultura raffigurante un uomo ricca di particolari con forme e dimensioni proporzionali . Nella migliore delle ipotesi , questo masso che l’acqua ha modellato per millenni , potrà risultare nulla di più che una curiosa forma che lontanamente avrebbe assomiglianze di un qualcosa di reale .
L’acqua del fiume può aver scolpito nel tempo questo masso , voltato e rivoltato , ma mai in nessun tempo si è trovato un masso scolpito dall’erosione dell’acqua che potesse essere scambiato per un manufatto con ricchezza di particolari e proporzioni reali .
L’ acqua ubbidisce a leggi fisiche che la deviano a seconda della violenza , del letto del fiume , degli ostacoli che trova e altre leggi ancora …. L’acqua non è intelligente ma subisce tutte le spinte provocate da leggi fisiche immutabili e nel suo perpetuo ciclo lascia segni , grotte , erosioni anche molto marcati ma in nessun caso potrà creare una scultura rassomigliante a qualcosa di reale , sia biologica che non .
Idem per il vento che in migliaia di anni ha bombardato rocce , montagne , colline creando spesso sagome che stimolano la fantasia ma come l’acqua, mai ha terminato una sua scultura al punto da farla sembrare reale . Tutte le cose non biologiche che ci circondano non hanno intelligenza, ma si manifestano per mezzo di precise leggi fisiche che le governano , le guidano , le tutelano al fine di compiere un servizio utile , a volte indispensabile per il ciclo della vita biologica .
Immaginate il ciclo dell’acqua che tramite l’evaporazione, si libera di sostanze saline ed impurità e sale in superfice formando intere massa di vapore . Milioni di tonnellate d’acqua sospese che il vento trasporterà in tutta la terra ,e nelle giuste condizioni atmosferiche rilascierà sotto forma di microgocce e giungerà a terra sotto forma di pioggia , grandine , neve . Questo ciclo straordinario è anche’esso guidato da centinaia di leggi fisiche che ne regolano tutte le fasi, fino a riportarlo alle origini di un nuovo ciclo .
Nulla di questo avviene per intelligenza, ma grazie alla pressione di centinaia di leggi fisiche che lo obbligano ad esistere e perpetuarsi . Le stesse leggi fisiche non sono intelligenti , non hanno potere decisionale , non hanno un obbiettivo intrinseco che si unisca allo scopo di portare a compimento una determinata azione . Una càlamita ad esempio , è in grado di riconoscere immediatamente e attirare a sè granuli di ferro e lasciare, rifiutare identici granuli di identiche dimensioni che però sono d’acciaio inox .
Se la cernita dovessimo farla noi, e dividere le migliaia di granuli di ferro da quelli d’acciaio potremmo impiegare ore ed ore e nella peggiore delle ipotesi non operare una divisione giusta ,ma confondere i tue tipi di granuli . La càlamita non è intelligente , sono le leggi inerenti ai campi magnetici che obbligano la calamita a separare con un solo passaggio i granuli di ferro .
Così come il vecchio filo a piombo usato dai muratori , indica senza possibilità d’appello l’esatta posizione di una colonna in modo che il peso sia perfettamente centrale , non è ne il filo ne in peso del piombo ad essere intelligenti ma sarà in questo caso le leggi che governano le forze gravitazionali ad obbligare il filo a piombo di determinare l’esatta centratura .
Si potrebbe proseguire per mesi, a descrivere le straordinarietà che rendono possibile la vita sulla terra , in ogni direzione che guardiamo vi sarebbero mille spunti da evidenziare, e tutti sarebbero a favore di un’intelligenza e progettualità originale . Immaginiamo poi di soffermarci a riflettere sul “ funzionamento “ del corpo umano dove milioni di informazioni devono interagire , completare , stimolare altre reazioni affinchè la vita sia possibile.
Chi conosce la complessità delle cellule nervose ?, come si può spiegare il sistema visivo che l’uomo possiede ?, cosa diremmo del dono dell’olfatto ?, dell’udito ?, della voce e del sorriso di un bambino ?…dove finisce lo stupore della vita ?….perchè adottare posizioni estremiste e chiusure mentali al punto da rigettare l’idea scientifica che recita “ nulla di complesso con finalità di scopo può essere attribuito al caso ma rientra tra le opere di progettualità “ ? Perché chiudere gli occhi del discernimento davanti a tanta meraviglia ?
Un piccolo riconoscimento per un’onesta posizione va riconosciuta a coloro che si definiscono “ agnostici “ …almeno riconoscono un disegno straordinario anche se non ne riconoscono l’obbiettivo . Credo che il primo passo per avvicinarci a Dio sia proprio questo , riconoscere che una tale complessità non può aver avuto origini casuali .
5° I metodi di datazione inaccurati usati nell'evoluzionismo darwiniano.
Secondo l’assioma evoluzionista la storia della terra si deve estendere a tempi lunghissimi nella speranza che ciò renderà più probabile l’origine e l’evoluzione della vita.
Negli ultimi centocinquant'anni si sono sviluppati dei metodi di datazione di qualsiasi oggetto antico, sia esso una roccia, un fossile animale o vegetale. Questi metodi hanno portato a conclusioni sorprendenti: la terra avrebbe 4,5 miliardi di anni e la vita si sarebbe formata 600 milioni di anni fa. L’antenato comune di scimmie e ominidi, risalirebbe a 6 milioni di anni fa.
Siamo proprio sicuri che questi metodi di datazione siano corretti?
Innazitutto consideriamo il metodo di datazione radiometrica. I più diffusi metodi di datazione radiometrica sono:
1-uranio-torio, basato nella disintegrazione di uranio in torio.
2-rubidio-stronzio, basato nella disintegrazione di rubidio in stronzio.
3-potassio-argon, basato nella disintegrazione di potasio in argon
4-radiocarbonio C14, basato sulla formazione di elementi radioattivi di carbonio, nell'atmosfera da radiazioni cosmiche e sul loro successivo decadimento verso l'isotopo di carbonio stabile.
C'è un modello di base che si verifica nel decadimento delle sostanze radioattive. In ciascuno di questi sistemi di disintegrazione, la sostanza radioattiva originale decade gradualmente in sostanze derivate. Questo può comportare catene di decadimento lunghe, con ogni prodotto derivato che decade in altre sostanze, finchè alla fine rimane solo un elemento inerte che non ha radioattività. In alcuni casi, la sostanza iniziale può decadere direttamente nel prodotto finale.
All'inizio di questa analisi, dobbiamo comprendere chiaramente un fatto basilare: ciascuno di questi metodi di datazione può essere accurato solo se certe ipotesi si applicano e si verificano sempre a ogni campione testato.
1-Ogni sistema deve essere un sistema chiuso; cioè, nulla dovrebbe contaminare nessuno dei campioni radioattivi originali o dei prodotti finali mentre stanno attraversando il loro processo di decadimento, in caso contrario la datazione non avrà valore. Idealmente, per fare questo, ogni campione testato dovrebbe essere stato sigillato in un barattolo con pareti di piombo per tutta la sua esistenza precedente, presumibilmente milioni di anni.
Ma in condizioni reali sul campo, non esiste un sistema chiuso. Un pezzo di roccia non può essere sigillato per milioni di anni da altre rocce, così come da acqua, prodotti chimici e radiazioni che arrivano dallo spazio.
2-Ogni sostanza radiottiva originale non dovrebbe contenere inizialmente nessuna sostanza derivata. Un pezzo di uranio 238 in origine non dovrebbe contenere piombo o altri prodotti derivati. Se lo facesse, darebbe una lettura di data falsa.
Ma questa ipotesi non può in alcun modo essere confermata. È impossibile sapere cosa c'era inizialmente in un dato pezzo di minerale radioattivo. Era formato integralmente da materiale radioattivo o c'erano altri prodotti derivati mescolati? Non lo sappiamo; e non possiamo saperlo.
3-La velocità di decadimento deve sempre essere la stessa. Il tasso di decadimento non deve mai essere cambiato.
Tuttavia, non abbiamo modo di tornare indietro nel tempo e di sapere se tale ipotesi sia corretta.
Ogni processo in natura opera ad un tasso determinato da una serie di fattori. Questi fattori possono cambiare o variare con un cambiamento in determinate condizioni. Il tasso di decadimento è in realtà una media statistica, non una constante deterministica.
Il più fondamentale dei presupposti iniziali è che tutti gli orologi radioattivi, incluso il carbonio 14, hanno sempre avuto un tasso di decadimento costante che non è influenzato da influenze esterne, durante il passato. Ma è un fatto noto tra gli scienziati che tali cambiamenti nei tassi di decadimento si verificano. Le prove sul campo rivelano che i tassi di decadimento sono effettivamente variati nel passato.
Il tasso di decadimento di qualsiasi minerale radioattivo può essere alterato se il minerale viene bombardato da particelle ad alta energia provenienti dallo spazio (come neutrini, raggi cosmici, ecc.); se c'è, per un periodo, una radiazione radioattiva vicina; se viene esercitata pressione fisica sul minerale radioattivo (cioè se viene schiacciato); se alcuni prodotti chimici vengono portati in contatto con esso.
4-Un ricercatore, * John Joly del Trinity College, a Dublino, ha passato anni a studiare gli aloni pleocroici emessi dalle sostanze radioattive. Nella sua ricerca ha trovato prove del fatto che vari minerali hanno variato il loro tasso di decadimento in passato!
"Il suo suggerimento di variare il tasso di disintegrazione dell'uranio nei vari periodi geologici, se corretta, accantonerebbe tutte le possibilità di calcolo dell'età mediante metodi radioattivi." - * A.F. Kovarik, "Calcolo dell'età dei minerali dai dati e dai principi della radioattività", nel Bollettino 80 del Consiglio Nazionale delle Ricerche, giugno 1931, p. 107.
5- Se qualche cambiamento si è verificato in epoche passate nella coltre di atmosfera che circonda il nostro pianeta, ciò influenzerebbe notevolmente gli orologi nei minerali radioattivi.
Raggi cosmici, mesoni ad alta energia, neutroni, elettroni, protoni e fotoni entrano continuamente nella nostra atmosfera. Queste sono particelle atomiche che viaggiano a velocità prossime a quelle della velocità della luce. Alcuni di questi raggi penetrano diverse centinaia di metri di profondità e 1400 metri nelle profondità oceaniche. La coltre d'aria che copre il nostro mondo equivale a uno spessore di 34 piedi d’acqua (104 dcm), o 1 metro di piombo. Se in qualche tempo precedente questa coltre d'aria fosse stata più pesantemente saturata dall'acqua, avrebbe prodotto un grande cambiamento - dal tasso attuale - negli orologi atomici all'interno dei minerali radioattivi. E¿ possibile che prima diluvio, ci fosse molta più acqua nell'atmosfera, in forma gassosa.
6-La cintura di radiazioni Van Allen circonda il globo. È a circa 724 km sopra di noi ed è intensamente radioattiva. Secondo * Van Allen, i test ad alta quota hanno rivelato che emette 3000-4000 volte più radiazioni dei raggi cosmici che bombardano continuamente la terra.
Qualsiasi cambiamento nella cintura di Van Allen influirebbe in modo determinante sul tempo di decadimento dei minerali radioattivi. Ma non sappiamo quasi nulla di questa cintura: cos'è, perchè è lì o se è cambiata in passato. In effetti, la cintura di Van Allen fu scoperta solo nel 1959. Anche piccole quantità di variazione o cambiamento nella cintura di Van Allen influenzerebbero in modo significativo le sostanze radioattive.
7-Un'assunzione di base di tutti i metodi di datazione radioattiva è che l'orologio doveva iniziare all'inizio; cioè, secondo questo assioma non erano presenti prodotti derivati, esistevano solo quegli elementi in cima alla catena radioattiva. Ad esempio, tutto l'uranio 238 del mondo in origine non aveva piombo 206 in esso, e nessun piombo 206 esisteva altrove.
Ma attualmente non possiamo essere sicuri di questo assioma.
I teorici evoluzionisti ci dicono che in origine c'era solo l'uranio, e tutti i suoi prodotti derivati (gli isotopi radioattivi più in basso nella sua catena di decadimento) si sarebbero sviluppati in seguito. Sappiamo, dagli studi di Robert Gentry, che il polonio originario (primordiale) 218 era nel granito quando quel granito era inizialmente in forma solida; ma il polonio è pensato dagli evoluzionisti solo come un eventuale prodotto derivato della disintegrazione dell'uranio.
Dieci metodi di datazione principali - Abbiamo esaminato le ipotesi di base invocate dagli esperti di radio-appuntamenti; ora esaminiamo i metodi di datazione primari.
(1) datazione basata sul decadimento dell’uranio
(2) datazione al piombo-torio
(3) datazione al piombo 210
(4) datazione dell'elio
(5) datazione al rubidio-stronzio
(6) datazione potassio-argon
(7) datazione potassio-calcio
(8) La datazione di strati e fossili, per quanto riguarda la radio-datazione, sarà brevemente presa in considerazione;
Inoltre, ci sono tre metodi di datazione usati per datare resti di piante e animali antichi:
(9) Datazione al radiocarbonio (carbonio 14)
(10) datazione alla decomposizione degli aminoacidi
1-Datazione basata sul decadimento dell’uranio:
a causa delle somiglianze nel metodo e dei problemi con la datazione dell'uranio e del torio, ci riferiremo spesso ad entrambi sotto la categoria della datazione dell'uranio.
Qui sono inclusi tre principali tipi di datazione uranio / torio:
(1) L'uranio 238 decade a piombo 206, con un periodo di tempo di 4,5 miliardi di anni.
(2) L'uranio 235 decade a piombo 207, con un periodo di tempo 0,7 miliardi di anni.
(3) Il torio 232 decade a piombo 208, con un periodo di tempo di 14,1 miliardi di anni.
Questi tre elementi si trovano generalmente insieme in miscele, e ciascuno decade in diversi prodotti derivati (come il radio) prima di diventare piombo.
Ecco alcuni dei motivi per cui non possiamo fare affidamento sulla datazione radioattiva dell'uranio e del torio:
1-In origine il piombo poteva essere miscelato con l'uranio o il torio. Questo è molto possibile e anche probabile. È solo un'ipotesi che il piombo integrale o adiacente possa essere solo un prodotto finale.
Inoltre, il piombo comune, che non deriva da una matrice radioattiva, potrebbe facilmente essere stato miscelato nel campione e compromettere seriamente la datazione. * Adolph Knopf si riferiva a questo importante problema (* Scientific Monthly, novembre 1957). * Anche Faul, un'autorità leader nel campo, lo riconobbe. (* Henry Faul, Nuclear Geology, 1954, 297).
Quando un campione di uranio viene testato per scopi di datazione, si presume che l'intera quantità di piombo in esso contenuto sia "piombo derivato" (cioè il prodotto finale dell'uranio decaduto). Il campione non viene controllato attentamente e accuratamente per il possibile contenuto di piombo comune, perchè è un'attività che richiede molto tempo. Eppure è proprio il rapporto dell'uranio-piombo che viene usato per datare il campione! Lo stesso problema si applica ai campioni di torio.
2-La lisciviazione (inquinamento) è un altro problema. Una parte dell'uranio e dei suoi derivati potrebbero essere stati precedentemente eliminati. Ciò influenzerebbe drasticamente la datazione del campione. Il piombo, in particolare, può essere lisciviato da soluzioni acide deboli.
3-Ci possono essere risultati del rapporto del piombo imprecisi, a causa di diversi tipi di piombo all'interno del campione. Le correlazioni di vari tipi di piombo (piombo 206, 207, ecc.) Nel campione vengono effettuate per migliorare la precisione della datazione. Ma gli errori possono e si verificano anche qui.
Quindi, abbiamo delle prove interessanti della inaffidabilità delle tecniche di radiodatazione. Una roccia nota per avere meno di 300 anni è variamente datata tra 50 milioni e 14,5 miliardi di anni! E’ un errore di 14 miliardi di anni nella datazione! Tuttavia tali tecniche di radiodatazione continuano ad essere utilizzate per dimostrare le lunghe età dell'esistenza della terra.
Le datazioni di campioni da un singolo deposito di uranio nella miniera Caribou del Colorado hanno prodotto uno spread di errore di 700 milioni di anni.
4-Tuttavia un quarto problema riguarda quello della cattura dei neutroni. * Melvin Cooke suggerisce che l'isotopo di piombo radiogenico 207 (che si pensa normalmente sia stato formato solo dal decadimento dell'uranio 235) potrebbe effettivamente essere formato dal piombo 206, semplicemente avendo catturato neutroni liberi dalla roccia vicina. Allo stesso modo, il piombo 208 (normalmente teorizzato come formato solo dal decadimento del torio 232) avrebbe potuto essere formato dalla cattura di neutroni liberi dal piombo 207. Cooke verificò questa possibilità con un'indagine approfondita e ottenne una quantità considerevole di dati che indicavano che praticamente tutto il piombo radiogenico nella crosta terrestre avrebbe potuto essere prodotto in questo modo anzichè con l'uranio o il decadimento del torio! Questo punto da solo invalida totalmente i metodi di datazione dell'uranio e del torio!
5-Un quinto problema riguarda l'origine delle rocce contenenti questi minerali radioattivi. Secondo la teoria evolutiva, la terra era originariamente fusa. Ma, se ciò e’ vero, le rocce produrrebbero una forte variazione nelle impostazioni dell'orologio nei materiali radioattivi.
"Perchè le età radioattive dei letti di lava, stabilite in poche settimane l'una dall'altra, differiscono di milioni di anni?" –
* Glen R. Morton, Elettromagnetismo e l'aspetto dell'età.
È un fatto ben noto, da parte dei ricercatori nucleari, che il calore intenso danneggi le impostazioni dell'orologio; tuttavia al pubblico vengono solennemente presentate date di rocce che indicano lunghe epoche.
2-Datazione torio-piombo
La maggior parte dei difetti discussi con la datazione dell'uranio-piombo, sopra, si applica ugualmente alla datazione al torio-piombo.
I periodi di decadimento dell'uranio 238, 235 e del torio 232 sono presumibilmente noti, essendo state teorizzati. Ma ogni volta che le date sono calcolate usando il torio, sono sempre ampiamente in disaccordo con le date dell'uranio! Nessuno può indicare una sola ragione per questo fatto. Probabilmente abbiamo qui un gruppo di diversi importanti fattori di contaminazione; e tutti questi fattori di contaminazione vanno oltre la nostra capacità di identificare, e tanto meno di calcolare. A peggiorare le cose, i fattori contaminanti comuni a entrambi possono causare reazioni diverse nel torio rispetto all'uranio! (* Henry Faul, Nuclear Geology, 295).
"Le due datazioni uranio-piombo spesso differiscono notevolmente le une dalle altre e la datazione torio-piombo è quasi sempre drasticamente inferiore a quelle dell’uranio." - * L.T. Aldrich, "Misurazione delle età radioattive delle rocce", in Science, 18 maggio 1956, p. 872.
3-4-Datazioni dal piombo 210 ed elio.
Devono essere menzionati due altri metodi di datazione di campioni di uranio e torio.
In primo luogo, c'è la datazione dell'uranio-piombo 210. Il piombo 210 è usato frequentemente per datare l'uranio.
Il secondo è il metodo dell'uranio-elio. L'elio prodotto dal decadimento dell'uranio viene utilizzato anche per lo stesso scopo di datazione.
Ma questo metodo è soggetto agli stessi problemi di immissione o lisciviazione menzionati in precedenza. La perdita di elio è così nota da renderla inadatta a scopi di datazione.
Uranio e torio si trovano solo raramente in rocce fossili; l'attenzione si è concentrata recentemente sulla datazione al rubidio e su due tipi di datazione al potassio, tutti isotopi radioattivi di metalli alcalini e presenti nelle rocce fossili. Consideriamo ora entrambi:
5-Datazione rubidio-stronzio
Il rubidio 87 decade gradualmente in stronzio 87
A parte la lisciviazione e altre contaminazioni, gli esperti non sono stati finora in grado di concordare sul tempo di decadimento del rubidio. Questo lo rende inutile per le datazioni. * Abrams ha compilato un elenco del tempo di decadimento del rubidio suggerite da vari specialisti. Le stime, da parte degli esperti, variavano tra i 48 ei 120 miliardi di anni! Sono numeri così inconcepibilmente grandi da rendere inutile la datazione Rb-Sr.
Stronzio: inoltre, solo una piccolissima quantità di stronzio risulta dal decadimento; e gran parte dello stronzio può essere non radiogenico, cioè non causato dal processo di decadimento. Ciò è dovuto al fatto che lo stronzio 87 è facilmente lisciviato da un minerale ad un altro, producendo risultati di datazione altamente inaffidabili.
6-Datazione postassio-argon.
Il potassio radioattivo decade in gas di calcio e argon. Grandi speranze furono inizialmente riposte su questo metodo, poichè il potassio si trova ampiamente negli strati dove ci sono fossili. Ma gli scienziati furono molto delusi di scoprire che: (1) a causa di tali ampie varianti di datazione, non potevano essere d'accordo sul tempo di decadimento del potassio. (2) Il gas raro, l'argon, lascia rapidamente il minerale e si disperde in altre rocce e nell'atmosfera (* G.W. Wetherill, "Radioattività del potassio e tempo geologico", Science, 20 settembre 1957, 545).
Poichè è un gas, l'argon 40 può facilmente espandersi dentro e fuori le rocce di potassio (* JF Evernden, et al., "K / A Date e la cronologia dei mammiferi cenozoici del Nord America", American Journal of Science, febbraio 1964, p 154).
Non solo l'argon è un gas instabile, ma il potassio stesso può essere facilmente eliminato dalla roccia. * Rancitelli e * Fisher spiegano che il 60% del potassio può essere estratto da un meteorite di ferro con acqua distillata in 4,5 ore (* Estratti di Scienze Planetarie, 48 ° Incontro annuale dell'American Geophysical Union, 1967, p 167).
L'acqua piovana è acqua distillata. In forti acquazzoni, l'acqua piovana abbastanza pura può occasionalmente ricadere in aree rocciose più profonde. Quando lo fa, l'acqua piovana trasferisce il potassio da un luogo all'altro.
Un altro problema è che la datazione del potassio-argon deve essere verificata con i metodi di datazione dell'uranio-piombo! Ciò aumenta notevolmente il problema, poichè abbiamo già visto che la datazione dell'uranio è di per sè estremamente inaffidabile!
Le rocce vulcaniche sommerse, prodotte da flussi di lava al largo delle coste delle Hawaii vicino a Hualalai, negli anni 1800-1801, erano datate usando il metodo potasio-argon. La lava che forma quelle rocce è chiaramente nota per avere meno di 200 anni; eppure la datazione di potassio-argo delle rocce ha prodotto grandi età, da 1,60 milioni a 2,96 miliardi di anni! (Vedi * Science, 11 ottobre 1968; * Journal of Geophysical Research, 15 luglio 1968).
Il potassio si trova nella maggior parte delle rocce ignee (lava) e in alcune rocce sedimentarie (dove vi sono i fossili). Nonostante la sua inesattezza, fino ad oggi la datazione al potassio-argon continua ad essere il metodo più comune di datazione radioattiva degli strati rocciosi fossili.
7-Datazione potassio-calcio.
La situazione è ancora peggiore per la datazione con questo metodo. Il potassio radioattivo decade sia all'argon che al calcio (calcio 40). Ma il problema qui è che i ricercatori non possono distinguere tra calcio 40 e altro calcio perchè i due sono così comunemente e completamente mescolati. L'argon è di scarso aiuto, poichè si espelle rapidamente.
Problemi con tutti i metodi radioattivi - Le rocce riportate dalla luna hanno fornito un eccezionale test per i vari metodi di datazione, poichè tutte queste tecniche sono state utilizzate su di esse. I risultati sono stati un disastro.
Infatti secondo i calcoli di esperti l'età di alcune rocce lunari variava da 2 milioni a 28 miliardi di anni! Ora gli scienziati stanno discutendo sui risultati. Alcuni dicono che la luna ha 2 milioni di anni mentre altri dicono che ha 28 miliardi di anni. Abbiamo qui un grave problema scientifico e un mal di testa per gli evoluzionisti. (Per ulteriori informazioni su questo, vedere * Atti delle Conferenze Lunare Secondo, Terzo e Quarto: Lettere della Terra e Planetario, Volumi 14 e 17).
La ricerca di G.T. Emery - Affinchè un orologio radioattivo sia utilizzabile, deve funzionare senza variazioni. Ma * G.T. Emery ha svolto un'attenta ricerca sugli aloni pleocroici e ha scoperto che non mostrano tassi di decadimento costanti. Quando vengono esaminati aloni pleocroici con tassi di decadimento lungo (prodotti da uranio, torio, ecc.), le durate temporali coinvolte mostrano imprecisioni nei tassi di decadimento.
Solo un evento catastrofico - Come * Jeaneman spiega così bene, solo una catastrofe principale (caduta di meteorite, diluvio), avrebbe rovinato l'utilità di tutti i nostri orologi radioattivi.
Perchè una singola catastrofe mondiale avrebbe reso inattivi tutti gli orologi atomici? In primo luogo, ci sarebbero enormi problemi di contaminazione, in quanto fluidi, sostanze chimiche e sostanze radioattive fluivano o venivano trasportate da un luogo all'altro. Secondo, ci sarebbero grandi attività di cambiamento della velocità radioattiva (cambiamenti atmosferici, radioattivi e magnetici) che tenderebbero a resettare direttamente gli orologi. In terzo luogo, un importante spostamento e ridistribuzione della pressione sulla roccia che si verifica al di sopra delle rocce radiogeniche ripristinerebbe i loro orologi. Quarto, ci sarebbero le inversioni del nucleo magnetico terrestre, causate dalle vibrazioni delle onde d'urto causate da vulcani, terremoti, giganteschi geyser, affondamento del fondo marino e massiccie formazioni montagnose.
In alcuni test di laboratorio di * H.C. Dudley ha rivelato che le influenze esterne possono sicuramente influenzare i tassi di decadimento.
I tassi di decadimento di 14 diversi radioisotopi per mezzo di pressione, temperatura, campi elettrici e magnetici, stress in strati monomolecolari, ecc.
Le implicazioni di questo sono epocali (vedi * H.C. Dudley, "Radioattività rivisitata", Chemical and Engineering News, 7 aprile 1975, p.2). Gli strati di roccia sedimentaria furono deposti sotto una pressione enorme. Questo ha comportato un grande stress. Drammatici cambiamenti di temperatura si sono verificati poco dopo che gli strati sono stati depositati; e il nucleo di ferro della Terra è stato disturbato a tal punto che le inversioni magnetiche si sono verificate ai poli (paleomagnetismo). * Dudley dimostrò che ognuna di queste forze avrebbe influenzato in modo drammatico gli orologi all'interno di rocce radioattive.
La conseguenza sono datazioni inaccurate che non sono affidabili e che non possono essere ricalcolate, poichè le impostazioni precedenti non sono ora note.
* La rivista Time (19 giugno 1964) riportò un oggetto intrigante che fu trascurato da gran parte della comunità scientifica. Sebbene in genere gli scienziati ritengano che nessuna forza conosciuta possa modificare il tasso di disintegrazione atomica degli elementi radioattivi, i ricercatori di Westinghouse lo hanno effettivamente fatto. Come hanno fatto? Semplicemente posizionando il ferro "morto" inattivo vicino al ferro radioattivo. Il risultato è stato che il tasso di disintegrazione è stato modificato!
Il ferro radioattivo emetterà particelle per un certo tempo e poi si dissolverà in uno stato inattivo. Quando i ricercatori hanno posizionato il ferro radioattivo vicino al ferro inattivo, il ferro inattivo è diventato gradualmente attivo. In questo modo, l'età apparente del ferro radioattivo è stata cambiata di circa il 3% mentre l'orologio del ferro precedentemente inattivo è stato riportato alla sua massa radioattiva originale. Il suo orologio è tornato a zero!
8-Datazione di strati e fossili
Esistono solo tre metodi primari di datazione a lungo termine: (1) strati di roccia che contengono fossili, (2) datazione radioattiva e (3) datazione al carbonio-14.
Per datare le rocce con i loro fossili gli evoluzionisti si basano su un ragionamento circolare: (1) Ogni strato ha una certa età a causa di alcuni fossili chiave in esso; (2) i fossili negli strati hanno una certa età perchè la teoria evolutiva dice che dovrebbero essere quella certa età, e anche perchè sono in strati di roccia che si dice abbiano quell'età. E’ un ragionamento circolare che però non prova nulla.
Tuttavia la datazione di fossili / strati è cruciale per la teoria evolutiva! Senza di essa, l'intera teoria crolla! (1) Nessuno degli altri metodi di datazione (i dodici metodi discussi nel presente capitolo), sono affidabili, ma sono in continuo conflitto tra loro e con le conclusioni di datazione di fossili / strati. (2) La teoria delle datazioni (formulata nel XIX secolo), fu applicata ai fossili e agli strati; e gli evoluzionisti nei decenni successivi hanno allineato le proprie conclusioni a quelle teorizzate oltre un secolo fa.
Solo tre risultati sono utilizzabili- In realtà, è impossibile datare strati di rocce sedimentarie e i fossili al loro interno basandosi sulla datazione di minerali radioattivi. Infatti, la radiodatazione è così conflittuale nei suoi risultati, che, in centinaia di migliaia di test, solo tre test hanno concordato sufficientemente con la teoria evolutiva per essere usati come "norme". Ognuno di questi, ovviamente, poteva solo essere applicato a un singolo strato.
Su decine di migliaia di test, solo tre campioni radioattivi sono stati trovati abbastanza affidabili da permettere alle teoria dell'età delle rocce basata sugli strati di essere utilizzabili, e due di loro sono solo ipotesi interpolate basate sullo "spessore degli strati". Gli evoluzionisti usano solo tre radiodatazioni non registrate per rivendicare l'affidabilità della teoria della datazione degli strati e dei fossili.
Una breve revisione storica aiuterà a spiegare la situazione:
(1) All'inizio del 19 ° secolo, gli evoluzionisti decisero che i fossili in certi strati di roccia dovevano avere certe età.
(2) Così hanno datato gli strati contenenti quei fossili in modo che corrispondessero alle loro teorie sull'età del fossile.
(3) Poi hanno annunciato di aver pensato alle date scrutando i cosiddetti "fossili indice".
(4) Dichiararono che ora potevano dimostrare l'età dei fossili nelle rocce - dagli strati rocciosi in cui si trovavano. Così, iniziarono datando gli strati con date immaginate per i fossili; e finirono per datare i fossili applicando quelle date immaginarie agli strati!
Questo modello di ragionamento circolare è continuato fino ai giorni nostri in relazione alla datazione di fossili e strati.
Ma poi, come iniziò il 20 ° secolo, la datazione dei minerali radioattivi cominciò a essere scoperta. Ripetutamente, gli scienziati hanno cercato di correlare la datazione radioattiva con le date applicate a fossili e strati un secolo prima che si conoscesse la radiodazione. Ma non sono stati in grado di farlo. Di letteralmente migliaia di test, sono stati in grado di mettere in relazione solo tre di essi (le date di Colorado, Boemia e Svedese riportate nella citazione di * Knopf. Gli evoluzionisti decisero che tre datazioni risultate positive su centinaia di migliaia di fallimenti di test erano sufficienti a rendere "scientifica" la teoria dei loro fossili / strati, facendo corrispondere la radiodazione: è su questa base che gli scienziati evoluzionisti ora proclamano genericamente che gli strati fossili sono stati datati da minerali radioattivi.
Alcuni campioni di datazione - Per concludere questa sezione sui problemi di radiodatazione, ecco alcuni esempi di datazioni errate.
"Il “sunset cràter”, un vulcano dell'Arizona, è stato datato attarverso la datazione degli anelli degli alberi a circa 1000 anni fa, ma attraverso una datazione potassio-argon si stimò che ha oltre 200.000 anni [* GB Dalrymple, '40 Ar / 36 Ar Analisi dei flussi storici di lava ' Earth and Planetary Science Letters 6, 1969, pp. 47-55].
(https://en.wikipedia.org/wiki/Sunset_Crater).
"Per l'isola vulcanica di Rangitoto in Nuova Zelanda, il potassio-argon ha datato i flussi di lava da 145.000 a 465.000 anni, ma il giornale della Società Geochimica ha osservato che" le prove radiocarboniche, geologiche e botaniche mostrano inequivocabilmente che era attiva ed probabilmente si formò negli ultimi 1000 anni. "Infatti, il legno sepolto sotto la sua lava è stato datato al carbonio come meno di 350 anni [* Ian McDougall, * HA Polach e * J.J. Stipp, 'Eccesso di Argon Radiogenico in Basal Subaerial Giovani da Auckland Volcanic Field, Nuova Zelanda,' Geochimica et Cosmochimica Acta, dicembre 1969, pp. 1485, 1499].
"Persino la cupola di lava di Mount St. Helens [prodotta nel 1980] è stata radiometricamente datata a 2,8 milioni di anni [HM Morris, 'Radiometric Dating,' Back to Genesis, 1997]." - James Perloff, Tornado in un Junkyard (1999) ), p. 146.
9-La datazione al radiocarbonio.
Willard F. Libby (1908-1980), lavorando all'Università di Chicago, scoprì il metodo di datazione al carbonio 14 nel 1946.
Questo metodo fu considerato un grande passo avanti nella datazione dei resti di piante e animali di epoche precedenti.
I raggi cosmici che entrano nella nostra atmosfera dallo spazio colpiscono la terra e trasformano l'azoto normale (azoto 14) in carbonio radioattivo (carbonio 14). Il carbonio 14 ha un ciclo di decadimento di circa 5730 anni. Questo metodo di datazione è chiamato datazione al carbonio 14, datazione al C-14 o datazione al radiocarbonio. Entro circa 12 minuti dopo essere stato colpito dai raggi cosmici nell'atmosfera superiore, il carbonio 14 si combina con l'ossigeno, per diventare anidride carbonica che contiene carbonio 14. Si diffonde poi in tutta l'atmosfera, ed è assorbito dalla vegetazione (le piante hanno bisogno di anidride carbonica per produrre zucchero tramite la fotosintesi). In ogni cosa vivente c'è carbonio. Mentre è viva, ogni pianta (o animale) assorbe l'anidride carbonica dall'aria. Gli animali si nutrono anche della vegetazione e assorbono il biossido di carbonio da esso. C'è del carbonio 14 in tutto il biossido di carbonio. Alla morte, il carbonio 14 continua con il suo decadimento radioattivo. Teoricamente, l'analisi di questo carbonio 14 può indicare la data in cui l'oggetto viveva una volta, in base alla percentuale di atomi di carbonio-14 rimasti ancora in essa.
Prima di iniziare lo studio della datazione al radiocarbonio, ecco una citazione su cui riflettere:
"Potrebbe essere uno shock per alcuni, ma meno del 50 per cento delle date del radiocarbonio da campioni geologici e archeologici nel nord-est del Nord America sono stati adottati come "accettabili" dagli investigatori. (J. Ogden III, "L'uso e l'abuso di radiocarbonio", in Annals dell'Accademia delle Scienze di New York, vol. 288, 1977, pp. 167-173.)
Tredici assunzioni - Come accennato in precedenza, la datazione al radiocarbonio è stata inventata da Willard Libby. Fin dall'inizio - e coerentemente da allora in poi - lui ei suoi associati presumono che (1) il modo in cui tutto è ora, così è sempre stato, e (2) nessun fattore contaminante ha precedentemente disturbato qualsiasi oggetto testato con tecniche di radiodatazione.
Il risultato è una teoria pseudoscientifica, che viene applicata ai campioni, senza riguardo per le immense incertezze su come il passato possa averli influenzati individualmente e collettivamente. È per questo motivo che * Libby è stata in grado di ignorare il passato di un campione da analizzare.
Consideriamo ora le tredici assunzioni di base sulla datazione al radiocarbonio che sono state fatte per renderlo un metodo praticabile, anche se non affidabile.
(1) Carbonio atmosferico: si deve assumere che negli ultimi milioni di anni, l'aria intorno a noi aveva la stessa quantità di carbonio atmosferico che ora ha.
(2) Carbonio oceanico: si deve assumere che durante questo periodo, la grande quantità di carbonio oceanico non è cambiata in termini di dimensioni.
(3) Raggi cosmici: si deve assumere che i raggi cosmici provenienti dallo spazio hanno raggiunto la terra nelle stesse quantità nel passato come adesso.
(4) Bilancia dei tassi: si deve assumere che sia il tasso di formazione che il tasso di decadimento del carbonio 14 siano sempre rimasti in equilibrio nel passato.
(5) Tasso di decadimento: si deve assumere che il tasso di decadimento del carbonio 14 non è mai cambiato.
(6) Nessuna contaminazione: si deve assumere che nulla ha mai contaminato alcun campione contenente carbonio 14.
(7) Nessuna infiltrazione: si deve assumere che nessuna infiltrazione di acqua o altri fattori ha portato ulteriore carbonio 14 al campione da quando si è verificata la morte.
(8) Quantità di carbonio 14 alla morte: si deve assumere che la frazione di carbonio 14, che la creatura vivente possedeva alla morte, è conosciuta oggi.
(9) Tasso di decadimento del carbonio 14: si deve assumere che il tasso di decadimento del carbonio 14 è stato determinata con precisione.
(10) Azoto atmosferico: l'azoto è il precursore del carbonio 14, quindi si deve assumere che la quantità di azoto nell'atmosfera deve essere sempre stata costante.
(11) Strumentazione e analisi: si deve assumere che la strumentazione è precisa, funziona correttamente e i metodi analitici vengono sempre eseguiti con cura.
(12) Risultati uniformi: si deve assumere che la tecnica produce sempre gli stessi risultati sullo stesso campione o campioni correlati che sono ovviamente parte dello stesso campione più grande.
(13) Campo magnetico terrestre: si deve assumere che il campo magnetico terrestre era lo stesso nel passato come lo è oggi.
Gli studi di Willard Libby erano nel campo della scienza, non nella storia; così lui e i suoi collaboratori furono inizialmente sorpresi nell'apprendere che la storia registrata (eventi storici reali) risaliva solo al 3000 a.C. A scuola gli avevano insegnato che si estendeva indietro di 20.000 anni!
Come molte altre brillanti speranze che gli uomini abbiano finalmente trovato un modo corretto per datare le cose antiche, la datazione al radiocarbonio si è rivelata solo un altro mal di testa per gli scienziati coscienziosi.
Le datazioni al carbonio 14 quindi funzionano con un metodo che non fornisce risultati accurati.
"Le date ben autenticate sono note solo fino al 1600 a.C. circa nella storia egiziana, secondo John G. Read [JG Read, Journal of Near Eastern Studies, Vol. 29, No. 1, 1970]. Le date al carbonio 14 prima del 1600 a.C. sono ancora controverse. "- HM Morris, W.W. Boardman e R.F. Koontz, Science and Creation (1971), p. 85.
A parte i pochi che possono essere controllati da record storici, non c'è modo di verificare l'accuratezza delle date del C-14.
Sedici problema con la datazione al carbonio 14. Ecco una breve discussione di alcuni dei seri ostacoli alla precisione nella datazione C-14 (radiocarbonio):
(1) Tipo di carbonio - Le incertezze relative al tipo di carbonio che possono essere presenti in un dato campione causano errori significativi nella datazione. Come accennato in precedenza, ogni essere vivente è pieno di composti di carbonio e include carbonio 14. Ma, dopo la morte, il carbonio radioattivo supplementare potrebbe avere avuto un incidenza minore nel campione. Pochi ricercatori si prendono il tempo necessario per cercare di capire quali sia state le percentuali di carbonio presenti nel campione al momento della morte. Francamente, nella maggior parte dei casi, sarebbe impossibile essere certi di quanto carbonio secondario o intrusivo fosse entrato nel campione da un'altra parte.
(2) Variazioni entro campioni - Poi c'è il problema delle variazioni all'interno di ciascuno dei campioni. Una parte dell'esemplare fornisce una data e un’altra parte dell’esemplare fornisce un’altra data. Così tanti fattori influenzano i campioni che gli esperti si rendono conto che è apparentemente impossibile arrivare a date precise.
(3) Perdita di Carbonio 14-Le piogge, i laghi, gli oceani e l'umidità del sottosuolo causeranno una perdita di carbonio 14 e quindi rovineranno l’orologio di radiazione.
(4) I cambiamenti del carbonio atmosferico - Inoltre, non è noto quali condizioni carboniche e atmosferiche fossero simili nei tempi antichi. Sappiamo che il clima era diverso, ma non sappiamo fino a che punto. L'evidenza ci indica che sono avvenuti dei cambiamenti che annullano le date antiche determinate dall'analisi del carbonio-14.
(5) Effetto delle macchie solari sulla produzione C-14 - La produzione di macchie solari influisce radicalmente sulla produzione di radiocarbonio nell'atmosfera.
6) Difformità con le altre datazioni - Un'importante indagine su 15.000 date ottenute dalla datazione al carbonio 14 ha rivelato che, nonostante i suoi errori, la datazione al radiocarbonio produce continuamente date che sono milioni e persino miliardi di anni più giovani di quelle ottenute con altre tecniche di radiodatazione (uranio , torio, potassio, ecc.).
(7) Variazione della radiazione di neutrini - Un cambiamento nella radiazione di neutrini nella nostra atmosfera in tempi precedenti influenzerebbe anche i livelli di radiocarbonio. Ma non abbiamo modo di misurare i livelli di radiazione del neutrini nel passato.
(8) Raggi cosmici - La quantità di radiazione cosmica che entra nella nostra atmosfera e raggiunge la terra sarebbe anche cruciale.
Un parziale cambiamento nelle quantità di radiazioni cosmiche influenzerebbe molto anche la datazione del C-14. Ma un cambiamento nella radiazione cosmica dallo spazio esterno non sarebbe necessario, solo un cambiamento nella quantità di acqua o di calore - o entrambi - nella nostra atmosfera.
(9) Campo magnetico- Gli scienziati ora sanno che c'è stato un indebolimento abbastanza rapido del campo magnetico terrestre. La radiazione cosmica entra nella nostra atmosfera che trasforma Carbonio 12 in Carbonio 14.
I tre parametri vanno considerati insieme: il campo magnetico terrestre, i raggi cosmici e il carbonio 14. Quindi il campo magnetico ha un effetto importante sulla quantità di carbonio 14 che viene prodotta.
(10) Condizioni di umidità - Le variazioni atmosferiche del contenuto di umidità in passato influenzerebbero significativamente anche le quantità di C-14. Le variazioni dell'umidità del terreno, anche temporanee, avrebbero un impatto ancora maggiore. Quanta umidità è venuta a contatto con un determinato campione in varie epoche passate? L'acqua potrebbe essere colata lungo o attraverso il campione in qualche momento precedente? Prima del test, il campione è stato posizionato in una posizione più umida rispetto a dove è stato trovato? -Tutti questi fattori possono influire in modo decisivo sui meccanismi interni dei campioni di radiocarbonio.
(11) Se la terra fosse stata o più calda in precedenza o avesse più acqua nell'atmosfera (crediamo che sia accaduto prima e durante il diluvio), allora gli orologi C-14 registrerebbero età di tempo più lunghe della realtà prima del 2000 a.C.
(12) Per qualche tempo dopo il diluvio ci furono cambiamenti nell'atmosfera (una perdita di acqua dalla calotta del vapore), cambiamenti nel clima (dovuti al cambiamento del calore mondiale in condizioni più fredde) e cambiamenti dovuti al vulcanismo e glaciazione.
A causa di queste drammatiche alterazioni mondiali, piante, animali e persone che vivevano nei primi secoli dopo il diluvio avrebbero ricevuto molto meno carbonio 14 di quanto avrebbero ricevuto oggi. Con datazioni al radiocarbonio, ciò farebbe apparite quelle precedenti forme di vita e civiltà molto più antiche di quanto non fossero in realtà.
Con il passare dei secoli, i livelli di radiazione di carbonio-14 sarebbero gradualmente aumentati fino a che, intorno al 1000 a.C., sarebbero stati vicini ai livelli iniziali del XIX secolo.
Questo è il motivo per cui le date del radiocarbonio negli ultimi 2600 anni (risalenti al 600 a.C. circa) mostrano generalmente una migliore correlazione con le cronologie storicamente verificate. Ma anche in date dal 2600 a.C. fino ad oggi ci sono discrepanze nelle date di carbonio-14.
(13) Le date recenti sono più accurate - È piuttosto noto che le date del carbonio-14, che risalgono a circa 2600 anni, tendono ad essere le più accurate. Ma, prima di circa il 600 a.C., le date date dall'analisi del radiocarbonio cominciano ad allungarsi eccessivamente.
(14) Anche i campioni moderni sono inaccurati - È un fatto sorprendente che persino gli esemplari degli ultimi secoli mostrino seri problemi. Considera alcuni esempi. Essi rivelano che la datazione al radiocarbonio non può essere considerata una prova perfettamente accurata:
Foche appena uccise sono stati datati a 1300 anni. Ciò significa che dovrebbero essere morti più di un millennio fa. Altre foche morte da più di 30 anni erano datate a 4.600 anni (* W. Dort, "Foche mummificate della Terra del Victoria Meridionale", in Antarctic Journal degli Stati Uniti, giugno 1971, pagina 210).
Del legno era stato tagliato da alberi in vita. Sebbene fosse morto solo pochi giorni, era datato come esistito 10.000 anni fa (* B Huber, "Registrazione dello scambio gassoso in condizioni di campo", in Fisiologia degli alberi forestali, edito da K.V. Thimann, 1958).
Vari molluschi viventi (come le lumache) avevano i loro gusci datati, e sono stati trovati per essere "morti" fino a 2300 anni fa (* M. Keith e * G. Anderson, "Radiocarbon Dating: risultati fittizi con gusci di molluschi", in Science, 141, 1963, P. 634).
15) - A causa di drastici cambiamenti durante il diluvio, c'è ragione di credere che in quel momento si verificassero cambiamenti drammatici nel contenuto di carbonio-14 dell'atmosfera. Inoltre, in seguito furono seppellite enormi quantità di carbonio. Immense foreste di tutto il mondo divennero fossili o carbone e milioni di animali divennero fossili o petrolio.
L’inventario mondiale del carbonio di * W.A. Reiners rivela che la quantità totale di carbonio nel mondo oggi è meno di 1/500 della quantità totale che è bloccata in piante e animali fossili all'interno di strati di rocce sedimentarie. (Vedi * W.A. Reiners, Carbon and the Biosphere, p. 369). Un'enorme quantità di carbonio fu seppellita al tempo della catastrofe del diluvio. Se lo stesso inventario mondiale di carbonio 14 - come ora esiste - fosse distribuito in quella biosfera pre-diluvio come piante viventi e animali, il livello di attività C-14 sarebbe stato 500 volte superiore a quello attuale.
Questo da solo rappresenterebbe nove cicli di decadimento del C-14, o 51.000 anni dalla scala cronologica del radiocarbonio. Questo fattore da solo distrugge totalmente l'utilità della datazione al radiocarbonio.
(16) Nel suo libro Evolution and Degeneration (1972, pp. 80-81), HR Siegler menziona che * Willard F. Libby, lo sviluppatore della radiodatazione, trovò una grave discrepanza ad un certo punto nel passato che indicava che il presunto accumulo di radiocarbonio terrestre era impreciso. Ma, poichè era convinto che la terra avesse milioni di anni, andò avanti con le sue ipotesi sulla data. Siegler suggerisce che una creazione relativamente recente spiegherebbe la discrepanza. Prima del diluvio, nella nostra atmosfera c'era una vasta calotta di vapore che tendeva a proteggere la terra dall'accumulo di radiocarbonio.
Questo è il problema: prima del 1600 a.C. circa, la radiodatazione tende a dare risultati imprecisi. Qualcosa è successo in quel periodo che ha spento l'orologio del C14. Gli scienziati creazionisti riconoscono che il problema era il diluvio e le condizioni anormali che esistettero per secoli dopo la sua conclusione.
Considerando tutte queste informazioni, anche la datazione al radiocarbonio è inaffidabile.
10- Datazione da decomposizione di aminoacidi.
Nel 1955, * Philip Abelson riferì di un nuovo metodo di datazione, e immediatamente un certo numero di ricercatori iniziò ad esplorare queste possibilità.
Gli amminoacidi sono gli elementi costitutivi delle proteine. Alla morte della creatura in cui si trovavano, gli aminoacidi iniziano a decomporsi a velocità variabile.
Una delle maggiori difficoltà nell'applicazione di questo metodo di datazione è che, dei venti amminoacidi, alcuni si decompongono molto più rapidamente di altri. Gli scienziati possono solo cercare di stimare l'età in cui un animale è morto per la quantità di decomposizione che ha sperimentato dalla morte. I composti gradualmente più stabili rimangono mentre altri si decompongono in vari modi.
Inoltre vi è il problema che vari organismi hanno rapporti diversi di aminoacidi. Ogni tipo di pianta e animale ha i suoi particolari rapporti di amminoacidi. Per questo motivo, cercare di analizzare la loro successiva decomposizione per stabilire le date in cui muoiono è un'attività rischiosa. Poichè vi è un'ampia variazione nel tempo di decomposizione tra diverse specie vegetali e animali, i ricercatori che hanno lavorato con questo metodo di datazione hanno scritto diversi resoconti affermando che la datazione degli aminoacidi, sulla base della decomposizione comparativa, può solo produrre vaste gamme di età fossile. In altre parole, non è un metodo di datazione utile.
Come vediamo i método di datazione utilizzati dagli evoluzionisti per giustificare la teoria dell’evoluzione darwinista sono inaccurati e alcune volte sono completamente inaffidabili.
Yuri Leveratto
Bibliografia:
Vance Ferrel, Evolution Handbook.
6 ° Oltre 1.000 scienziati hanno dubbi sulla teoria di Darwin.
Più di 1.000 scienziati altamente influenti di tutto il mondo hanno registrato i loro dubbi sulla teoria dell’evoluzione di Charles Darwin.
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I creazionisti non mollano: pubblicata una lista di 1000 scienziati che hanno dubbi sul darwinismo
Di Massimo Zito -10 Febbraio 2019 03319
Arrivano da istituzioni come Harvard, Johns Hopkins, Columbia, Tulane, Rice e Baylor, l’Accademia Nazionale delle Scienze, l’Accademia Russa delle Scienze Naturali, il British Museum e la Lincoln Library del MIT.
“Siamo scettici sulle affermazioni sulla capacità della mutazione casuale e della selezione naturale di spiegare la complessità della vita“, affermano in un comunicato. “Sarebbe opportuno effettuare un attento esame delle prove a sostegno della teoria darwiniana.” Concludono.
L’elenco dei firmatari comprende alcuni tra i migliori scienziati del mondo in biologia molecolare, biochimica, biologia, entomologia, chimica quantistica computazionale, microbiologia, psichiatria e scienze comportamentali, astrofisica, biologia marina, biologia cellulare, fisica e astronomia, matematica, fisica, geologia e antropologia, secondo quanto riporta Evolution News, una pubblicazione online del Discovery Institute di Seattle, che promuove la teoria del design intelligente.
Il Discovery Institute ha pubblicato per la prima volta l’elenco nell’articolo “Dissenso scientifico dal darwinismo” nel The New York Review of Books nel 2001 per sfidare le affermazioni “false” contenute nella serie “Evolution” della PBS.
La PBS aveva affermato che “virtualmente ogni scienziato al mondo crede che la teoria dell’evoluzione sia vera“.
Ma il biologo Douglas Axe, direttore del Biologic Institute, ha sostenuto che la pressione dei pari oscura la verità. “Poiché nessuno scienziato può dimostrare come il meccanismo di Darwin possa produrre la complessità della vita, ogni scienziato dovrebbe essere scettico“, ha affermato. “Il fatto che la maggior parte non ammetterà questo espone l’effetto malsano della pressione dei pari sul discorso scientifico“.
In origine, il presidente del Discovery Institute, Bruce Chapman, aveva stilato una lista di 100 scienziati a livello di dottorato disposti a firmare la dichiarazione.
“Comprendendo che probabilmente c’erano più scienziati in tutto il mondo che condividevano lo scetticismo sull’evoluzione darwiniana e che erano disposti a firmare la dichiarazione, l’Istituto ha mantenuto la lista e l’ha aggiornata continuamente sin dal suo inizio“, è scritto nel rapporto di Evolution News.
“La lista dei firmatari comprende ora 15 scienziati delle National Academies of Science in paesi tra cui Russia, Repubblica Ceca, Brasile e Stati Uniti, oltre che dalla Royal Society. Molti dei firmatari sono professori o ricercatori delle principali università e istituti di ricerca internazionali come l’Università di Cambridge, il Museo di storia naturale di Londra, l’Università statale di Mosca, l’Università di Hong Kong, l’Università di Stellenbosch in Sud Africa, l’Institut de Paléontologie Humaine in Francia, Ben -Gurion University in Israele, MIT, Smithsonian, Yale e Princeton“, ha osservato.
Marcos Eberlin, Ph.D., fondatore del Thomson Mass Spectromety Laboratory e membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze in Brasile, ha dichiarato nel rapporto: “Come biochimico sono diventato scettico sul darwinismo quando mi sono confrontato con l’estrema complessità del codice genetico e le sue molte strategie più intelligenti per codificare, decodificare e proteggere le sue informazioni.”
Michael Egnor, professore di neurochirurgia e pediatria presso la State University di New York, Stony Brook, ha detto che gli scienziati “sanno intuitivamente che il darwinismo può spiegare alcune cose, ma non altre“.
“La domanda è qual è quel confine? Il contenuto delle informazioni negli esseri viventi supera questo limite? I darwinisti non hanno mai affrontato queste domande“, ha detto. “Non si sono mai chiesti scientificamente come la mutazione casuale e la selezione naturale possano generare il contenuto delle informazioni negli esseri viventi.”
Insomma, i creazionismi non mollano, criticano, più o meno con gli argomenti di sempre, i fondamenti della teoria darwiniana ma, a loro volta, non propongono alcuna spiegazione o ipotesi alternativa, lasciando intuire che un’intelligenza superiore ha messo la sua mano nella nascita stessa della vita.
Non spiegano, però, l’origine di questa intelligenza superiore. Fosse un’intelligenza aliena da dove, o da chi, ha avuto, a sua volta origine? e se fosse una divinità, anche in questo caso resterebbe il mistero, evidentemente insolubile, delle origini di questa divinità
Alla fine, non vorremmo che lo scetticismo di molti degli scienziati della lista, più che scaturire da dubbi legittimi scaturisca dalla semplice ricerca di pubblicità.
Aggiunta personale all'articolo :
1° Gli scienziati che hanno il coraggio e la determinazione di dissociarsi dal globalismo comunitario scientifico , non vanno in cerca di alcuna pubblicità anzi , sono ben consapevoli che assumere una posizione contraria all'ortodossia scientifica recherà loro un danno di immagine ed un'eventuale compromissione di carriera .
2° I creazionisti si limitano a riconoscere che la vita deriva da un progetto iniziale ed intelligente . La maggior parte dei creazionisti riconosce i propri limiti scientifici ma ritengono che credere ad una vita di origini casuali sia irrazionale . Apprezzano tutte le scoperte della scienza che mettono in risalto la complessità della vita e le interazioni con l'ambiente ma credono che dare risposte avventate senza prove sia una strategia disonesta .( guido )
( inserimento 29 -06-2020 )
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